Interrogazione di Melilla su ingiusta detenzione e risarcimento
L’Aquila – (F.C.). Sull’ingiusta detenzione, alla quale non ha fatto seguito un risarcimento del danno, il deputato abruzzese di Sinistra Italiana Gianni Melilla ha presentato una interrogazione a risposta scritta al ministro della Giustizia Andrea Orlando. “Dai dati forniti dall’Unione delle camere penali e dall’Eurispes – e’ scritto nella premessa del documento – si evince che dall’entrata in vigore del nuovo Codice di procedura penale nel 1989, che ha introdotto, con gli articoli 314 e 315, l’istituto della riparazione per ingiusta detenzione e errore giudiziario ci sono state 22.323 persone che hanno usufruito di questo risarcimento. Di contro, non si sa nulla di coloro i quali pur assolti non hanno potuto usufruire di questo beneficio perche’ ritenuti con i loro comportamenti colpevoli del ‘dolo e colpa grave’ inserito nel primo comma dell’art. 314 e ostativo al risarcimento. Si parla di quasi quarantamila persone dall’introduzione della legge, ma non esistono dati certi e ufficiali”. Melilla chiede quindi “quante sono le persone innocenti, vittime di questo comma, palesemente ingiusto, perche’ – scrive – introduce nell’ordinamento un giudizio ‘morale’, e su cui i deputati di Sinistra Italiana hanno presentato una proposta di legge abrogativa (ddl n 2871 – febbraio 2015). Non puo’ una persona assolta, subire un altro giudizio, in base alle frequentazioni che aveva o subire altre considerazioni sulla sua vita privata che non hanno nulla a che vedere con rilievi di carattere penale. Se la sentenza e’ assolutoria, questa va rispettata e la persona va risarcita”. Il deputato chiede infine al Guardasigilli “cosa intenda fare per superare un comma a nostro avviso anticostituzionale e ridare fiducia nella giustizia a cittadini che hanno subito i danni della ingiusta carcerazione”. L’aquilano Giulio Petrilli sono anni che, tramite i suoi legali, sta portando avanti una lunga battaglia per farsi riconoscere il risarcimento danni per ingiusta detenzione. Era stato arrestato il 23 dicembre del 1980, a 21 anni, con l’accusa di partecipazione a banda armata per un presunto coinvolgimento nell’organizzazione terroristica Prima Linea. Detenuto per 5 anni e 8 mesi, nel regime speciale riservato ai terroristi, e’ stato assolto dai giudici della Corte d’Appello. Un proscioglimento divenuto definitivo in Cassazione nel 1989. La sua richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione gli e’ stata pero’ sempre negata proprio in base al primo comma dell’articolo 314 del Codice di procedura penale poiche’ avrebbe avuto frequentazioni “poco raccomandabili”.
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