Chiodi e Pagàno, un anno insieme – D’Alessandro: “E la crisi dove la mettiamo?”
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Fanno parte della storia (tormentata) della Regione Abruzzo non solo le violente tempeste giudiziarie che l’hanno resa la più “ammanettata” d’Italia, ma anche le storiche contrapposizioni tra i palazzi dei suoi poteri: palazzo Centi (un tempo, ora è fuori gioco) e palazzo dell’Emiciclo. Giunta e consiglio contrapposti, separati, qualche volta addirittura in concorrenza, con quali danni per l’istituzione e per il popolo abruzzese è facile immaginare. Una Regione che come istituzione ha brillato soltanto per aver messo nero su bianco i principi nefasti del campanilismo, della dicotomia tra costa e interno, del progressivo e inarrestabile slittamento di tutto verso la costa. Adriatica concentrazione di poteri e centri decisionali, sedi di uffici, sindacati e partiti, redazioni giornalistiche, menti e cervelli. Capoluogo sì, L’Aquila, ma come ampolla svuotata e collocata a impolverarsi nel tempo: una reliquia. Poi è arrivato il terremoto, e le cose stanno come sappiamo tutti. L’Abruzzo, Pescara per prima, ha teso la mano verso il volto straziato e gli stracci inzaccherati del suo capoluogo messo in ginocchio non dalla politica, ma dalla natura.
Oggi, per la prima volta, il presidente della Regione (o governatore, se preferite) e quello del consiglio si sono seduti uno accanto all’altro e insieme, nel capoluogo, hanno tirato le somme di un anno di lavoro. Anno tragico, squassato da trementi eventi che, per induzione, hanno fatto ballare anche la Regione. Un significativo esempio – anche visivo, ottico – del nuovo clima, della collaborazione e vicinanza tra il potere esecutivo (il governo regionale, sia pure ben differente da quello nazionale) e quello legislativo. Chi fa le leggi e chi le usa per tenere in piedi l’Abruzzo senza lasciarlo travolgere da debiti e problemi economici. Infatti il problema quello è, in soldoni: debiti ammonticchiati da disinvolte gestioni del passato, sanità d’oro come costi e non come efficienza, e una valanga di cose da fare per l’ambiente, il lavoro, l’occupazione, l’acqua, il turismo (eterna cenerentola), la cultura (senza un soldo), il personale (sempre scontento), i portaborse e gli staff, e così via. Tutto riesce meglio se si lavora fianco a fianco, hanno detto Chiodi e Pagano. Vero, stando ai fatti. Uno, importante, è la promessa di Chiodi: ci sarà, e presto, la riforma sanitaria. Cure efficaci, qualità, servizi migliori, costi minori e risorse meglio adoperate. E poi il gran compito di Chiodi: guidare la ricostruzione dell’Aquilano. Ma si accinge a farlo con animo più sollevato: appena ieri, sappiamo, un’agenzia internazionale ha giudicato buoni i conti abruzzesi, e utili gli sforzi per uscire dal pantano infingardo e inghiottitore dei debiti, delle spese fuori controllo. Nonostante il terremoto. Fuori dal palazzo, manco a dirlo, una protesta: quella di Abruzzo Engeenering, che si sente (ed è) a rischio. Un nome che ha portato a termine importanti missioni e studi, compreso quello sui rischi sismici aquilani, non tenuto in conto, quasi insabbiato dalla Regione che l’aveva voluto (e pagato). Chiodi e Pagano, quanto lavoro avete ancora da fare… soprattutto a favore dell’immagine dell’istituzione.
D’ALESSANDRO – “La conferenza stampa del presidente Chiodi conferma quanto da noi sostenuto. Il Presidente non ha potuto evidentemente rispondere sulla drammatica crisi economica e occupazionale che investa la nostra regione e la cosa preoccupante è che ciò non è avvenuta né come bilancio delle cose fatte nel 2009 né come prospettiva 2010”. Ad affermarlo è il Capogruppo del Partito Democratico Camillo D’Alessandro in relazione alla conferenza stampa di questa mattina. “Questo – dice D’Alessandro – perché manca una idea di Abruzzo fatta di priorità che per noi rimangono il lavoro e le imprese. Il presidente nel tracciare il bilancio della propria attività ha confuso le proposte e le intenzioni con i fatti. Molte delle leggi – prosegue – citate non sono state approvate dal consiglio regionale a partire dalla legge sull’urbanistica per passare alla riforma degli enti e delle società, alla riforma sulle IPAB , al commercio , all’edilizia che sono tutte ferme e bloccate. Ciò che può meritare il rango di riforma è riferibile alla legge sull’artigianato e a quella del piano energetico regionale, dove la prima porta la mia firma congiunta con quella della Giunta e la seconda quella di Caramanico (ex assessore all’ambiente) sempre congiunta con la Giunta. Si tratta di provvedimenti pensati e predisposti nella precedente legislatura e non approvati per effetto della conclusione anticipata della stessa e che hanno visto in questa legislatura soltanto il loro riproporsi in modo identico. In conclusione in questo anno è mancato il coraggio e non si vede nessuna prospettiva. Noi – conclude D’Alessandro – faremo la nostra parte con proposte puntuali , intendendo il nostro ruolo come opposizione di governo che con le proposte e le iniziative costruisce ogni giorno l’alternativa al vuoto della destra al governo”.
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