Gli abruzzesi ricordano fra’ Gianfranco, presto beato
Bolzano – La Libera Associazione Abruzzesi Trentino Alto Adige, presieduta dall’ alp. Sergio Paolo Sciullo della Rocca, Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo, con una esposizione di foto e di scritti autografi, presso la sede sociale del sodalizio, ha ricordato l’ex combattente Generale di Divisione Gianfranco Maria Chiti, pluridecorato militare. Lo stesso prese parte ai combattimenti prima sul fronte Sloveno-Croato e poi su quello Greco-Albanese dove riporto varie ferite, successivamente inviato in Russia con l’8^ Armata (ARMIR) prese parte alla battaglia di Karkov dove merito la medaglia di bronzo al valore militare, qui sulla linea del Don fu combattente al fianco degli alpini (1942 – 1943). Comandante esemplare nel Corpo dei Granatieri alternò periodi di comando di unità operative con periodi di comando in istituti di formazione militare quali la Scuola Militare di Fanteria di Cesano di Roma e la Scuola Allievi Marescialli di Viterbo. Terminato il servizio attivo nell’Esercito entrò nell’ Ordine dei frati minori Cappuccini divenendo sacerdote. In questa sua nuova vita al servizio del Cristo e degli uomini, si dedicò ai poveri agli emarginati, al restauro dell’antico convento di San Crispino a Orvieto dove esercitò ininterrottamente il suo ministero sino al giorno della sua morte nel 2004. Recentemente proclamato dalla Chiesa, Venerabile Servo di Dio frà Gianfranco Maria da Gignese viene ricordato come amico degli alpini e delle Dolomiti. Frequenti furono i suoi soggiorni a Monguelfo, in quanto amico intimo della famiglia Sciullo, in queste occasioni lo stesso alternava momenti di preghiera a momenti di intensa attività pastorale, dove si incontrava con le comunità francescane locali, le associazioni culturali, gli ex combattenti, gli alpini, parlava discretamente bene la lingua tedesca. Nel 1987 trovandosi in Val Pusteria fu anche il celebrante principale nel precetto pasquale per gli alpini della disciolta Brigata Alpina Tridentina congiuntamente ai cappellani militari Don Augusto Covi e Don Valentino Quinz nelle sedi di San Candido, Brunico e Novacella. In quelle circostanze gli alpini ed i fedeli del luogo erano attratti dal suo singolare carisma e presi dalla sua parola, giudicato e definito da tutti già allora come un Santo. Giova ricordare che in queste occasioni stante la presenza numerosa di fedeli accorsi dai vari paesi, non era neanche possibile tenere chiuse le porte delle chiese. Nei suoi soggiorni in Val Pusteria, celebrava sempre la Santa Messa del mattino presso il Convento delle Clarisse a Tesido, suore che lui amava definire “angeli della preghiera per una testimonianza dell’eucarestia vivente”. Resta ancora nel cuore di molti la sua conferenza presso il Circolo Culturale Italiano di Dobbiaco sul tema “Attualità di Gesù mistero della Chiesa”, in questa circostanza il fornaio Ciccone del panificio Trencher realizzo un dolce in segno di devoto omaggio che rappresentava una fiamma da granatiere, di oltre due metri, mentre in altra occasione il maestro scultore Kurt Wirer di Anterselva realizzo un bassorilievo in legno che ritraeva Padre Gianfranco Maria tra le Dolomiti, opera oggi custodita nella Cappella dei Granatieri a Roma. La sua presenza a Corvara dove venne accolto con calore dai residenti all’Hotel Tablè e poi al Villaggio Alpino Tridentina da poco dedicato al Maresciallo Ferruccio Tempesti Medaglia d’Oro al Valore Militare dell’artiglieria da montagna caduto in Russia, in questa circostanza, si fermo in preghiera davanti alla sua targa, disse poche parole sottovoce a ricordo della guerra, salutò commosso il figlio Gianfranco che al tempo era il comandante del distaccamento. Al presidente Sciullo della Rocca ex Luogotenente degli alpini che fu allievo di padre Chiti, nel corso di un breve incontro, abbiamo chiesto di parlarci del carisma di questo uomo che fu il suo maestro di vita e il suo comandante e che presto sarà beatificato da Papa Francesco. Prima di esprimersi ci ha letto la sintesi del discorso di commiato che Chiti tenne in veste di comandante agli allievi del suo corso prima di essere destinato alla Scuola Militare Alpina di Aosta, “Sappiate rimanere voi stessi, quali siete in questo momento, per sempre, Italiani esemplari, seri, composti nei costumi, onesti, laboriosi, elementi di ordine, di fiducia, di sicurezza, di salda fede, sicura garanzia per il migliore avvenire dell’Esercito e della Patria. Che Dio vi assista!” poi, ha così commentato; era un uomo generoso, un soldato, un combattente, un francescano autentico, un grande amico degli alpini abruzzesi che stimava profondamente per le loro qualità, con i quali aveva combattuto congiuntamente sul fronte russo, parlava spesso con riconoscenza dell’ospitalità ricevuta dalla popolazione abruzzese in occasione dei campi o delle esercitazioni militari tenute in Abruzzo nel dopoguerra, saldo nei principi cristiani che apertamente professava. Professionalmente non può essere assimilato per qualità e capacità a nessun parigrado, era un essere unico, io devo solo ringraziarlo per i preziosi insegnamenti e per il bene oggettivo ricevuto nel corso di una amicizia trentennale, prego per lui, perché gli vengano riconosciute le sue virtù, la sua Santità che non è al giudizio degli uomini, sono certo che è già presente da tempo agli occhi di Dio, per questo andrà ricordato come educatore, oltre ogni tempo.
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