Piazzale Paoli, riflessioni
di GIANFRANCO GIUSTIZIERI - L’Aquila – Ho vissuto per circa trent’anni a Piazzale Paoli. Lì sono nati i miei figli, lì hanno giocato, lì sono cresciuti, lì hanno condiviso le prime amicizie dell’infanzia e dell’adolescenza.
Lì abbiamo vissuto il nostro quotidiano: le amicizie del palazzo e del quartiere, i saluti dell’incontro, le battute, le riflessioni, i commenti sul tempo… piccole cose, grandi cose di ogni giorno.
Ricordo ogni angolo del Piazzale e la sua vita: le passeggiate di mattina e di sera con il mio cane, il sentiero ombroso dove fermarsi, i sassi di sosta per la prima lettura del giornale, lo sguardo fuggevole per osservare gli alberi già malati, i fiori nella scarpata e le orme mattutine sulla neve invernale, le prime effusioni sentimentali di giovanetti e il loro stringersi per mano, le piccole bande gioiose marinanti la scuola, le improvvisate partite di pallone…
Ho visto il Piazzale trasformarsi: l’assalto per un parcheggio sempre più selvaggio, l’abbandono della cura del verde, gli alberi sempre più ammalati, le risate e i giochi infantili allontanarsi, le siringhe lungo il sentiero ombreggiato, le ruote squarciate, i vetri infranti per quei pochi spiccioli intravisti…
Poi sono andato via e poi ritornato e poi ritornato e poi ritornato: il mio vecchio palazzo ancora in piedi e infine abbattuto, gli altri palazzi ormai frantumati, le macerie, i detriti, le erbacce invasive sempre più alte, Via De Bartholomaeis scomparsa, voragini e silenzio in compagnia.
E i ricordi vivi, pulsanti: i visi, le amicizie, i semplici conoscenti, coloro che non ci sono più. Ricordi personali da tenere per sé.
Questo è il mio filo della memoria: il presente che dipana il tempo passato per un tempo futuro.
Ero presente alla presentazione del progetto per il Parco della Memoria. Non tutto ho capito mentre le diverse slide si susseguivano sullo schermo (alcune, a mio parere, invasive verso immagini pubblicitarie), non tutto mi ha convinto ( l’apertura verso lo spazio dell’Emiciclo), ma le sottolineature sono un nulla di fronte al giudizio di persone qualificate che l’hanno approvato e alla competenza dei giovani progettisti che l’hanno ideato.
Il simbolo della memoria, la simbiosi tra ieri, oggi e domani: è urgente, troppo tempo sprecato, non solo io ma un’intera comunità disgregata lo attende e lo vuole.
Non c'è ancora nessun commento.