Le mafie? Nella ricostruzione ci sono tutte
L’Aquila – Le mafie e le varie “etnie” della malavita nazionale nella ricostruzione in Abruzzo, e in particolare a L’Aquila dove l’”affare” si preannuncia gigantesco in termini di risorse in campo, ci sono tutte. A dirlo alla giornalista Daniela Senepa del Tg3 Rai Abruzzo, senza mezzi termini, è stata oggi Olga Capasso, magistrato della Procura nazionale antimafia, ex pubblico ministero a Palermo, particolarmente impegnata nella lotta alla malavita organizzata. Per mafie possiamo intendere quella classica siciliana, i “casalesi” campani, quindi la camorra, la ‘ndrangheta e la Sacra corona unita pugliese. Secondo quanto risulta alla Procura antimafia esistono conclamati e molteplici tentativi di penetrazione per conquistare appalti succosi, uso di prestanomi, varie tipi di penetrazioni e infiltrazioni quasi sempre difficilissimi da scoprire e provare, perchè avvengono con la partecipazione di persone e anche imprenditori qualche volta persino inconsapevoli, e “garantini” da procedure e linee di comportamento che appaiono formalmente irreprensibili. Ma sotto cova il groviglio di nomi, parentele, riferimenti, teste di lergno, finti rappresentanti dal nome pulito. Per la Capasso di casi del genere ce ne sono tanti, e i collegamenti spuntano talvolta dopo mesi di faticosi e lunghi accertamenti che richiedono personale abile e specializzato. Che ovviamente o non c’è a sufficienza, o in qualche situazione scarseggia in modo gravissimo. Le malavite si mimetizzano e alla fine “i soldi arrivano dove devono arrivare”, dice la Capasso. E’ importante infatti solo questo aspetto: che i soldi, spesso tanti, finiscano nei forzieri giusti.
Nelle zone terremotate abruzzesi è quindi molto forte il pericolo di infiltrazioni malavitose. La Capasso e’ uno dei quattro magistrati giunti a supporto del lavoro investigativo della Direzione distrettuale dell’Aquila che ormai da mesi e’ impegnata a contrastare l’ingresso della criminalita’ organizzata nei lavori di ricostruzione post terremoto. ”Difficile – ha spiegato il magistrato – e’ scovare queste imprese perche’ non appaiono in prima persona; cercano invece di inserirsi in societa’ in buona salute, o prestanomi, per mimetizzarsi. In genere – ha aggiunto la Capasso – hanno tutte il certificato antimafia regolare. Andando a scovare, pero’, si scopre che le quote sociali sono possedute magari da camorristi, o che queste imprese lavorano in Abruzzo e hanno vinto appalti. Sono collegate sistematicamente in associazione temporanea di impresa con aziende calabresi in odor di ‘ndrangheta”. (Vignetta da 9online.it)
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