Santa Croce, pasticcio all’abruzzese


Nelle situazioni più complicate (e dolorose, visto che si tratta di posti di lavoro) è utile per capire tentare di riflettere. A Canistro sgorga l’acqua Santa Croce, di ottima qualità. In qualunque altro luogo, una simile fortuna avrebbe reso denaro e portato fortuna e benessere. Qui è soltanto un pasticcio all’abruzzese e 74 persone sono in bilico. La situazione è gravata da un macigno o di scartoffie, concessioni, burocrazia, controversie, bracci di ferro, polemiche, litigi, rancori e momenti di altissima confusione. Nel marasma, il TAR ha dato ragione al comune di Canistro, e speriamo che se ne esca al più presto. Pare che a sbagliare sia stata la Regione, che vista l’urgenza, avrebbe il dovere di rimediare ai propri errori. Sarebbe stupido e autolesionista, anzi masochistico, perdere la Santa Croce. Ma sappiamo che altre volte in questa regione sono accadute cose folli, da non credere. Primi nella crisi economica e occupazionale, diventeremmo anche primi nel deprimente Guinness della scemenza.



16 Gennaio 2016

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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