Haiti: sciacalli, ladri di bimbi e ritardi
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Nel decimo giorno dopo il devastante terremoto che ha distrutto Haiti, causando oltre 110 mila morti e quasi 200 mila feriti secondo il piu’ recente bilancio ufficiale dell’ONU, le ricerche coordinate dei sepolti vivi si sono fermate. La decisione e’ stata presa anche se sopravvissuti continuano a riemergere dalle macerie: nelle ultime ore sono stati salvati un giovane di 22 anni e un’anziana di 84 anni, recuperata da parenti e vicini ancora in vita sebbene in gravissime condizioni. Da oggi, 23 gennaio, le squadre di soccorso si concentreranno sull’assistenza ai tre milioni di sfollati e le squadre con attrezzature leggere, quelle che materialmente hanno lavorato sotto le macerie, lasceranno il passo a gru e ruspe. E’ così che si è fatto a L’Aquila e che deve, razionalmente e dolorosamente, essere fatto nei terremoti. Ufficialmente, infatti, dopo 240 ore, non ci sono piu’ speranze di altri miracoli. E crescono i gridi di allarme e le emergenze. I criminali evasi con il crollo della prigione sono una delle emergenze a Port-au-Prince; mentre nelle zone piu’ isolate si sta facendo strada la paura che scatti la ‘caccia al bianco’. Ne ha parlato un italiano evacuato in elicottero da Jacmel, cittadina a 80 chilometri dalla capitale, uno dei posti dai quali gli aiuti sono ancora lontanissimi. ”Non so quanto a lungo verra’ ancora tollerata questa situazione – ha riferito Marcello Guidotti – Tutti temono una escalation di violenza. Se qui non arrivano soldi, non riaprono le banche, gli uffici, se non ci si preoccupa anche di citta’ come Jacmel, e’ probabile che succeda qualcosa”. A tratti le strade di Port-au-Prince appaiono ancora come un girone dantesco: in pieno centro e’ stato segnalato un uovo rogo di almeno tre cadaveri. Nel racconto dell’orrore da Haiti trova spazio anche l’agghiacciante allarme lanciato dall’Unicef: ”Dopo il sisma 15 bambini sono scomparsi dagli ospedali”. Per gli esperti dell’organizzazione mondiale per la protezione dell’infanzia non ci sono dubbi: sono finiti nelle mani della mafia delle adozioni illegali, che si scateno’ gia’ nel 2004 dopo lo tsunami dell’oceano Indiano. Ieri il capo della Protezione civile Guido Bertolaso e’ arrivato a Port-au-Prince e si e’ incontrato con il presidente Rene’ Preval, decidendo, oggi, di iniziare una ricognizione, con uomini italiani, nei dintorni della capitale, dove esistono molti villaggi bloccati, distrutti e privi di ogni tipo di aiuto. L’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu ha rilevato, ad esempio, che solo tra Port-au-Prince e la citta’ di Carrefour – distanti appena una decina di chilometri – ci sono 691 blocchi alla circolazione. fatti di ponti crollati, strade danneggiate, rovine di edifici. Sempre ieri, 22 gennaio, l’Unione Europea ha finalmente trovato la forza di varare la sua missione di coordinamento di tutti gli aiuti europei. Si chiamera’ ‘UeCoHaiti’, ma e’ ancora lunga la strada prima dell’operativita’. La proposta lunedi’ prossimo, cioè il 25 gennaio, sara’ sottoposta al consiglio dei ministri europei. In quella sede la presidenza di turno spagnola ha annunciato che si coordinera’ anche sul fronte degli aiuti alle decine di migliaia di bambini haitiani resi orfani dal terremoto scegliendo una linea comune sul fronte delle adozioni e degli affidi temporanei. 33 orfani haitiani sono arrivati in serata a Parigi accolti all’aeroporto dalla premiere dame Carla Bruni (che anche nei nostri confronti si è mostrata disponibile e non smemorata). E’ stata poi definita la consistenza della forza di gendarmeria europea Eurogendfor che contribuira’ alla missione dell’Onu ad Haiti incaricata della sicurezza. L’Italia contribuira’ con 100-120 carabinieri. Tanto per la cronaca in Afganistan ne abbiamo inviati 3 volte tanto.
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