Un gioco di illusionismo
Spesso si inverte l’effetto con la causa di fatti particolari che ci capitano e si procede nell’errore cercando nelle analisi e nelle soluzioni una logica che non può trovarsi con questa impostazione e se la si trova, con buona pace della nostra rabbia, è solo un compromesso mimetizzato da giusta motivazione che ci allevia una consapevolezza di inadeguatezza che rimane con tutta la sua pervasività .
Spesso questa inversione non è un nostro errore diretto ma veniamo accompagnati con maestria a ciò da qualcuno interessato a non far emergere le cause di alcuni fatti. Nel caso dell’operazione mediatica organizzata dallo Stato a marzo 2009 all’Aquila è successo tutto ciò.
Per più di 6 anni nessuno ha voluto concentrare un’analisi logica sulle vere cause degli effetti, ampiamente analizzati, perché l’autore delle cause, lo Stato, era un soggetto che per definizione non poteva compiere ciò che ha fatto e cioè una strage. Capito ciò, tante cose illogiche e complesse, anche giuridicamente, che sono state realizzate come messa in scena a partire dal 6 aprile, per confondere il pubblico esterno, aquilano e in alcun i casi le vittime stesse, rimangono più semplici da decifrare di quello che sembrano.
Come in tutti i giochi di illusionismo l’attenzione è stata da tutti posta sugli effetti, anche oggi che si è chiuso per sempre il sipario della Corte di Cassazione, dopo quello della Corte di Appello e del Giudice Monocratico del Tribunale di primo grado che altro non potevano fare, ognuno correttamente per il ruolo che hanno, che cercare di costringere dentro uno stretto vestito giuridico delle finte e goffe cause che in realtà erano anche loro un effetto della messa in scena.
Il tutto, in molti casi, ed in particolare per i casi di esclusione dalla causalità , è stato veramente doloroso.
Ma loro, a differenza di altri, almeno ci hanno provato ed il tutto ci ha fatto scontare 6 anni di spettacoli oratori e giuridici, di finzioni e di comportamenti umani squallidi che non auguro a nessuno e che neanche l’unico condannato ha avuto come pena.
Comunque, chi non ci ha provato in alcun modo, per limiti culturali, è stato il popolo che essendo stato vittima esso stesso delle vere cause dei fatti, invece di rifiutare lo spettacolo, ha preferito lasciarsi trasportare dal suono del piffero mieloso di chi, causa del male, si è fatto passare da soccorritore e da generoso dispensatore di tanti denari.
Fatto ciò, tutto il sistema che in qualche modo ha preso parte alla distribuzione ed alla ricezione del miele statale non è potuto tornare indietro anche nel racconto della storia. Il mondo non poteva sapere e neanche immaginare ciò che di mostruoso era accaduto all’Aquila.
Oggi, se ci si dovesse basare sulla storia scritta e raccontata a seguito dei fatti dell’Aquila per imparare la lezione e non incorrere negli stessi errori degli aquilani, si cadrebbe nello spettacolo mortale dell’inganno e dei finti benefattori.
In casi andati a male come questo molto meglio essere senza cultura ed agire con le conoscenze pregresse. Meglio saltare la lezione.
Chiudo questo articolo che sarà l’ultimo capitolo del racconto per me doloroso scritto a partire dal mese di aprile 2009 con la voglia di riposare un po’ e con l’invito alle nuove generazioni ad essere libere ed a studiare anche fuori dagli schemi, seguendo la propria ispirazione, in modo da imparare a riconoscere lo spettacolo degli illusionisti. Questa libertà non sarà senza costi essendo in essa racchiuso il codice culturale per percepire tutto il dolore della consapevolezza delle miserie umane nel mistero della vita. Fatene buon uso.
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