Cassazione, lo Stato è condannato (e ancora sotto processo)
L’Aquila – La sentenza – definitiva – della Cassazione che conferma l’assoluzione di sei componenti della Commissione Grandi Rischi, ma anche la condanna di uno di loro, va letta con lucidità . In essa si ribadisce, e ormai in modo inappellabile, che lo Stato fu colpevole. Inoltre, lo Stato è sempre sotto processo, perché il 4 marzo comparirà davanti al giudice dell’Aquila Guido Bertolaso, capo della Protezione civile nel 2009. Il condannato anche in Cassazione era il vice capo della Protezione civile. Quest’ultima è emanazione del Governo, che, infatti, ha chiesto tempo nel processo a Bertolaso per poter esaminare gli atti e valutare la posizione dell’imputato. Dunque, una diretta partecipazione al processo.
E’ pienamente comprensibile la delusione di chi si aspettava un ribaltamento della sentenza di appello emessa a L’Aquila (tutti assolti, meno uno). E’ desolante che, per la giustizia ,uno soltanto finora abbia colpe a livelli di vertice, e che gli scienziati a suo tempo non abbiano avvertito la popolazione dei rischi incombenti (scosse continue) , o quanto meno non abbiano esortato le autorità alla prudenza. I terremoti non si prevedono, ma neppure si escludono. Specie mentre un forte e terrificante sciame è in corso da mesi e i tremori vanno crescendo e diventando più frequenti. Di ragioni da vendere sopravvissuti e vittime ne hanno, specie di fronte ad uno Stato indeciso, timoroso, impegnato in chi sa quali inconfessabili intenti. Meno quello di allertare senza allarmismi ma con serietà e concretezza almeno 100.000 persone. Residenti in una zona ad altissimo rischio sismico e con una storia sismica fortemente afflittiva.
Ma occorre restare con i piedi per terra e valutare con correttezza e freddezza.
Lo Stato è stato – sia pure al minimo – condannato e un suo uomo è ancora sotto processo.
In evidenza, il dispositivo della sentenza della Cassazione.
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