Guerra all’ISIS, chi è il cacciatore, chi la preda?
Senza tanti giri di parole, la tragedia, in quella più grande dei terroristi invasati che stanno mettendo a ferro e fuoco il mondo, è data dal fatto che a prendere le decisioni, a dover adottare le contromisure più idonee, dovrebbero essere proprio quelli che per anni non solo non hanno fatto nulla per fermare questi criminali ma addirittura ne hanno altrettanto criminalmente trascurato (o favorito?) l’azione e continuano a farlo.
Reazioni emotive, le più disparate nell’uomo della strada, oltre al solito squallido folklore che sempre esce fuori in questi momenti, dal minuto di raccoglimento mentre dopo un secondo c’è chi ride e pensa ai cavoli suoi, come nei funerali tanto per capirci, alle coccardine con i colori della nazione che per ultima è stata colpita, senza spendere una parola per altre migliai di morti sempre vittime di assassini con l’alibi della religione e delle quali non frega nulla a nessuno visto che, anche se la cosa avviene tutti i giorni, capita in posti conosciuti solo perchè ci si va in viaggio turistico e a comprare tappetti e souvenir.
C’è chi chiede l’intervento dell’ONU, qualcun altro, che forse ha visto troppi film sui top gun, è convinto che un paio di missioni con gli F35 possano risolvere il problema senza capire che questi individui pasichicamente frullati non è che vivano tutti insieme a “Tritol Town” per cui con una settimana di raid aerei si possano eliminare.
Questa è gente radicata ovunque gli faccia comodo, con disponibilità di “liquidità ”, facilità di spostamento, nessun problema nel rifornirsi di armi.
Si parla di guerra senza sapere che questa non è una guerra ma è una “caccia”, cosa molto diversa, nella quale non si sa chi sia il cacciatore e chi la preda.
Qualcuno, nel caso, potrebbe spiegare come mai, con i sofisticatissimi mezzi elettronici, tecnici, informatici, con tutte le diavolerie che permettono a chi vuole anche di sapere per ognuno di noi quanta pipì facciamo in un giorno, dove e a che ora, non si riesca invece a localizzare migliaia di uomini, centinaia di super fuoristrada incolonnati, campi di addestramento ecc. ecc. .Salvo poi, dopo ogni attentato informare che del bombarolo X si sapeva pure dove comprava il dentifricio e di quello Y che frequentava cattive compagnie, andava a zonzo in Europa e due o tre volte era stato anche fermato per accertamenti. Si viene a sapere tutto “dopo”, anche che da qualche parte pare che si procurino soldi saccheggiando sportelli bancomat. Di arrestarli prima e gettare la chiave non se ne parla, eh?
L’unica possibilità sarebbe il ricorso sistematico all’azione di intelligence, il che presupporrebbe perfetta sintonia tra tutti i paesi “civili”.
Già , i paesi civili, che da una parte mostrano le solite facce (di bronzo) costernate e dall’altra commerciano con chi finanzia i terroristi, mandando, invece che prosciutti e cotechini che li non si mangiano per non fare peccato, caccia bombardieri e armi di ogni tipo, come fanno anche i francesi, i tedeschi, e anche quelli che non avrebbero prosciutti come cinesi, russi, americani, inglesi.
E in attesa di quanto succederà , che non sarà niente di bello, come sempre è stato, continua il teatrino, con l’intervista a chiunque abbia voglia di un momento di celebrità , magari solo per dire che conosce la zia del portiere del palazzo dal quale hanno fotografato il luogo di qualche esplosione.
Intanto tra sette anni è in programma il mondiale di calcio nel Qatar, considerato il bancomat dell’ISIS. Se lo fai notare a qualcuno di quelli che oggi vanno in giro a fare discorsi con il testo della marsigliese in tasca e la coccardina all’occhiello, ti risponde: e vabbè, ma che c’entra?!
A proposito di Qatar, pare che gli stiamo per fornire qualche miliardata di euro di aerei da guerra.
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