E smettiamola con questi tavoli…
Ennesima inchiesta che matura, altri arresti, altre accuse di corruzione serpeggianti tra le istituzioni aquilane. Forse sarebbe accaduto anche altrove, se fosse crollata una città e si fosse dovuto ricostruirla. Cerchiamo di consolarci con le riflessioni. Del resto, da duemila anni “pecunia non olet”, i soldi non puzzano.
Ciò che è difficile accettare, invecer, è che la politica – invece di tacere e pensare – torni a blaterare chiedendo un “tavolo per la legalità”. Rispettare le leggi, ovvero soprattutto non rubare, e attenersi alle regole dell’onestà e della probità non richiede tavoli o fumose riunioni intrise di retorica. Le leggi vanno rispettate, e se sbagliate, vanno anche cambiate. Punto e basta. Soprattutto, chi ruba deve finire in galera. Semplice. Non sgattaiolare tra cavilli e furbizie di avvocati, fino alle prescrizione. Chiedere tavoli per dire cose scontate – sostenere la legalità – può diventare solo passerella per cacciatori di visibilità e collezionisti di medagliette. Trovare e punire i colpevoli, non fingere di punirli. Questa è legalità nei paesi civili. Dunque non in Italia, sembra.
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