Bertone e la Porta Santa celestiniana
Difficile tentare di capire come il cardinale Bertone, inquilino di un superattico vaticano ampio centinaia di metri quadrati. Curato da silenziose e pie ancelle-suore, restaurato con spese faraoniche, abbia potuto nel 2009 accettare di venire a L’Aquila ad aprire la Porta Santa di Collemaggio. Arduo capire anche la scelta dell’allora papa tedesco: mandare a onorare il mite, povero e umile Celestino V un prelato così tanto attento alla ricchezza e alla secolarità peggiori. Forse il papa tedesco non sapeva, non aveva ancora capito con chi aveva a che fare. Lo ha capito papa Francesco, che a Celestino in qualche modo somiglia, specie quando parla di misericordia e di santa povertà .
Dispiace, oggi, che Bertone abbia varcato la Porta Santa in quell’anno di dolore per gli aquilani. Sarebbe stato meglio se la porta si fosse inceppata rimanendo chiusa. Così come sarebbe meglio che le porta del superattico cardinalizio si bloccassero, chiudendolo dentro.
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