Riflessioni – Come indignarsi?
di GIANFRANCO GIUSTIZIERI – La bufera giudiziaria che si è scatenata a seguito di comitati d’affari più o meno occulti, i lutti e la disperazione che non potranno essere mai dimenticati, il ciarlare vano di molti che “sanno” ed ai fatti antepongono le parole, le enormi difficoltà di una città che non riesce ancora a riprendersi, ci pongono di fronte ad un interrogativo: “Come indignarsi?”.
Come sta reagendo la città che non si sente, la città che non urla, la città che ha riconquistato un proprio quotidiano più ristretto?
Non sono uno psichiatra o uno psicologo, ma i traumi dell’evento mi sembrano sempre più manifesti. Ho paura dell’assuefazione, dell’adattamento come scelta di vita, del proprio angolo come unico rifugio, della sola dimensione personale di fronte ad una socialità stracciata, di scelte che non si fanno, della voglia di spettacoli mediali dove ogni identità sociale si perde.
Chi riuscirà a dare le risposte al vicesindaco Trifuoggi, al Direttore de “il Centro”, a Giustino Parisse, a Gianfranco Colacito e a quanti altri per le affermazioni e domande rivolte sui mezzi d’informazione?
Ho voglia di una vita che mi dia speranza, di uno sguardo lontano che mi dia certezze, di un percorso da intraprendere per una nuova socialità, di persone che diano risposte per i miei angoli da ricostruire.
Sono pronto a fare la mia piccola parte, ma ciò che in questi giorni emerge non mi aiuta.
Quando dovrò aspettare per vedere la mia città ricominciare, tutte le macerie portate via, tutti i cantieri lavorare, le regole da dare e da rispettare, la vita sociale riprendere, la giusta fiducia nelle Istituzioni e nelle forze produttive ed imprenditoriali riconquistare la scena, non dovermi più indignare, allontanare ogni ombra di complici omertà?
Attendiamo tutti delle risposte.
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