Il giubilo per l’estetica e il limite culturale
Saranno atteggiamenti post traumatici che riguardano l’uomo in generale. Comportamenti già evidenziati da uno scrittore aquilano nel 2008 che vedeva tentativi di rimozione dei fatti e di proiezione a terzi dei fatti accaduti a se stessi già a pochi decenni dal 1703, anno del terremoto che distrusse L’Aquila.
Ma a 6 anni dal nuovo terremoto dell’Aquila del 2009 che ci ha fatto sentire l’impotenza di fronte alla natura e la necessità di avere una tecnologia utile a prevenire danni, vedere le feste e le manifestazioni di giubilo per l’estetica di due cortiletti di palazzi settecenteschi in pietra intonacati e ritinteggiati senza alcun riferimento alla idoneità degli stessi ad ospitare famiglie sulla base di una valutazione del rischio ambientale mi lascia un po interdetto.
Si, forse ho dei limiti e forse esagero ma lo faccio come gli ex fumatori nei confronti dei fumatori.
La corsa a chi faceva meglio nella ricostruzione del centro storico dell’Aquila, oltre che sull’estetica, salvaguardata dando il doppio dei contributi come si è fatto per i palazzi tutelati, andava fatta sulla tecnologia per attivare emulazione e miglioramenti continui.
C’era un’iniziativa lodevole dei gruppi civici passata in consiglio comunale un paio di anni fa o meno, che riguardava un cartello da mettere fuori ai palazzi ristrutturati con l’indicazione della loro sicurezza antisismica con dei colori rosso, verde, arancione, viola etc, come per i consumi dei frigoriferi. Peccato che dopo aver visto e sentito tante prefiche strapparsi le vesti ed elogiare la cosa ora si mette tutto sottosabbia per favorire il mercato immobiliare.
Eppure c’è ancora chi dice che la cultura di un luogo è data dal livello di intelligenza attuale basata sulla conoscenza del passato. Se si rimuove il passato, la cultura del posto può essere confinata solo a quella artistica e delle mascherine che ovviamente è una cultura limitata.
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