Le interviste – Stefania Pezzopane: “Senza lavoro e sostegno, non immagino un futuro”


L’Aquila – Evitiamo di far riferimento a Il Sole 24 Ore e al suo sondaggio. Stefania Pezzopane non crede molto nei sondaggi, ma è chiaro che quello le ha fatto piacere. Un riconoscimento al suo impegno, che neppure gli avversari le possono disconoscere. La medaglia sta lì, ed ha scombussolato la politica abruzzese, dando finalmente a L’Aquila un primato anche politico. Con la Pezzopane parliamo di altre cose, di comune accordo.

Presidente, lei spesso usa un linguaggio differente rispetto agli altri politici. Mette in luce aspetti umani di grande valore, come la rottura dei legami personali, il crollo psicologico di tanti profughi lontani da mesi, la sofferenza del distacco, i traumi subiti dalle famiglie, l’aspettativa del diritto essenziale: quello ad una casa. Lei antepone questi valori a quelli puramente economici. Sente che la gente la pensa così?
–Io vivo così e non riesco ad essere diversa. Il terremoto che ci ha colpiti è stata una tragedia immane. Per le vittime, per il dolore. Umanamente ci ha lacerati. Oggi, a nove mesi di distanza da quell’orribile notte, abbiamo ancora oltre 10mila persone assistite, senza dimora. Di queste circa 7mila vivono ancora sulla costa, lontane dai propri affetti, dai legami personali, dalle piccole cose quotidiane che in definitiva sono la vita di ciascuno di noi. E’ chiaro che il peso psicologico del distacco c’è ed è forte. Non si tratta però di anteporre queste sofferenze ai problemi di carattere economico. Perché il nostro compito, oggi, è quello di ricostruire la nostra città, i nostri splendidi borghi. E abbiamo bisogno di misure straordinarie per i cittadini, le famiglie, le imprese, le attività commerciali. Senza lavoro, senza il necessario sostegno, non si può immaginare il futuro. Dobbiamo intervenire così come è stato fatto in posti che hanno vissuto tragedie analoghe. Tre sono le priorità: lavoro, case e chiese, dunque monumenti.

Pian piano i tempi si dilatano. Dovevamo essere a casa a dicembre. Poi a gennaio, ora si parla del 6 aprile… Dovevamo stare tranquilli durante le scosse, e poi è crollato tutto.
–Il problema maggiore, ancora oggi, è quello delle case. Questo continuo allungarsi dei tempi è deleterio. Il vero obiettivo, adesso, è quello di far tornare tutti nelle proprie abitazioni, quelle vere. Ogni singolo abitante del capoluogo, ogni singolo cittadino dei comuni del cratere ancora fuori, dovrà rientrare. Bisogna trovare ogni possibile soluzione per favorire il rientro.
Alcuni passaggi sono improcrastinabili: accelerare la ricostruzione leggera delle abitazioni “B” e “C”. La maggior parte della gente ha case con pochi danni, ma paradossalmente ancora non può rientrare a causa delle solite lentezze burocratiche di Cineas e Reluiss, che dovrebbero snellire e semplificare le procedure. Se le case classificate “B” e “C” potessero tornare subito agibili, si libererebbero alti posti nelle caserme e negli alberghi dell’aquila e delle zone limitrofe consentendo di tornare a chi è ancora fuori.

Dov’è la ricostruzione, quella vera? A noi pare che non solo non è cominciata, ma che neppure se ne parli con consapevolezza.
Sulla ricostruzione “pesante”, che ancora non è iniziata, c’è molta incertezza.
–Non conosciamo, ad esempio, quali criteri disciplinano la ricostruzione dei centri storici. Non sappiamo se all’interno delle zone rosse il Governo si farà carico anche della ricostruzione delle seconde case. Ci vuole chiarezza sulle modalità e sulle risorse disponibili. Altrimenti la ricostruzione resterà una chimera.

Nove mesi durante i quali si è pianto, si sono provate fortissime emozioni e commozioni. Ma a parte la frase “tutti sono sotto un tetto”, di concreto – escludendo gli interventi di emergenza – non c’è quasi nulla per il commercio, per il lavoro, per gli artigiani, gli agricoltori e molte altre categorie produttive. C’è solo un minimo di assistenza, che peraltro arriva quasi sempre in ritardo. Altrove prima si è pensato al lavoro, poi alle chiese. Se mi danno la casa, ma non ho lavoro, come sopravvivo? Sa che molte coppie stanno andando in pezzi per il problema lavoro?
–Quello che dicevo. Senza lavoro non c’è futuro. Per questo chiediamo da mesi al Governo strumenti adeguati alla nostra condizione. La Zona Franca, ed ogni forma di incentivo immaginabile.
Per questo ho sollecitato l’immediata convocazione di un tavolo nazionale con i ministri competenti che devono adottare provvedimenti urgenti per far fronte alla crisi economica del nostro territorio, compresa la proroga degli ammortizzatori sociali. Fondamentale, poi, il discorso tasse: per ora abbiamo una proroga della sospensione di sei mesi, fino a giugno che è stato il frutto del pressing istituzionale che la Provincia ha portato avanti con gli enti locali, i sindacati, le categorie produttive. Chiediamo di essere trattati come quelle popolazioni che hanno vissuto analoghe tragedie: in Umbria il pagamento delle imposte è stato richiesto dopo 12 anni e solo per il 40% delle somme dovute. Non possiamo essere trattati come se vivessimo una situazione di normalità.

La Regione azzera i contributi alla cultura, all’agricoltura, al tempo libero, e promette unicamente 3 milioni per L’Aquila, peraltro europei.
–Noi, a differenza della Regione, non abbiamo mai tagliato risorse al sociale, alla cultura e al turismo. Anche se a noi Governo e Regione li hanno tagliati, anche quest’anno, nonostante il terremoto, abbiamo sostenuto, anche se in maniera ridotta, numerose associazioni culturali.

La Provincia riesce a varare un bilancio corretto, eppure spende e investe. Perchè altri enti non fanno altrettanto?
–Va detto che la Provincia dell’Aquila ha approvato anche quest’anno il bilancio di previsione nei tempi stabiliti dalla legge. E’ il sesto anno consecutivo che onoriamo questo impegno e ciò è molto importante perché non siamo mai andati in esercizio provvisorio, con tutti i limiti ed i problemi che ciò avrebbe determinato. E abbiamo consegnato, anche quest’anno, un bilancio finanziario in pareggio spendendo e investendo. Le somme principali del bilancio che abbiamo approvato andranno all’adeguamento del patrimonio infrastrutturale perché il 2010 dovrà essere l’anno in cui inizia la ricostruzione strategica vera.

Se un mago le avesse previsto tutto, quando è stata eletta, avrebbe ugualmente accettato di fare la presidente della Provincia?
–Certo. Ho sempre considerato la politica come impegno civile. Quello che è successo richiede un grandissimo impegno. Energia e dedizione agli altri. Fare politica significa impegnarsi per la propria comunità, anche, anzi soprattutto, quando l’impegno è così gravoso.

Non parliamo di elezioni, solo un cenno (visto che ci sono…): dicono che lei è una candidata forte e blindata. E’ d’accordo? Cosa avverte girando la provincia?
–La mia candidatura è condivisa da tutto il centro-sinistra presenti nel territorio provinciale e che va oltre gli schemi. In ballo non ci sono le consuete contrapposizioni tra destra e sinistra, bensì la rinascita e la ricostruzione di un intero territorio. Per questo guardo con molta attenzione alle nuove energie presenti nel territorio, perché questa fase ha bisogno di gente motivata, con valori e tanta buona volontà, pronta a mettersi in gioco abbandonando vecchi cliché.
Girando la Provincia sento un forte sostegno e tanta voglia di fare. In questi giorni tutti si sono complimentati per il risultato della classifica stilata dal quotidiano Il Sole 24 Ore che mi vede al 1° posto in Italia tra tutti i presidenti di provincia con un gradimento del 70%. E’ un risultato che mi ha commosso e che da una parte mi soddisfa, dall’altra mi impegna ad un lavoro ancora più grande.

Lei negli ultimi mesi non ha fatto politica nel senso tradizionale del termine, allontanandosi dalle beghe di partito o di corrente. La gente ha apprezzato?
–Dopo il terremoto ho fatto quello che per me è stato naturale fare. Mi sono impegnata giorno e notte per la mia gente e per la mia terra. Ci sono delle priorità: in questa fase tutto il resto viene dopo.
Quando si vive una situazione così difficile si lavora per trovare soluzioni ai problemi, per mitigare le sofferenze. E spesso non si ha neanche il tempo di pensare se il proprio lavoro è apprezzato oppure no.

Ha ricevuto e ricambiato auguri da Obama, Clooney e dagli altri vip che ha conosciuto?
–Certamente. Hanno visto da vicino la nostra sofferenza e la nostra dignità di gente forte e gentile.
Con il loro augurio hanno voluto dimostrare comprensione, vicinanza. Hanno augurato a tutti noi che il 2010 sia l’anno della rinascita. Ed è con questo obiettivo che ogni mattina ho la motivazione, sempre più forte, ad impegnarmi per la mia terra e per la mia gente.
(Intervista di Gianfranco Colacito)


19 Gennaio 2010

Categoria : Le Interviste
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