I neutrini giapponesi ci soffiano il Nobel
L’Aquila – (G.C.) – Con eleganza l’Istituto di fisica nucleare italiano ha accolto la notizia diffusa ieri del Nobel per la fisica assegnato ad uno scienziato giapponese in relazione alla scoperta della massa dei neutrini. Un tipo di ricerca che da anni si svolge anche nei laboratori del Gran Sasso in collegamento con il CERN di Ginevra. Congratulazioni al fisico giapponese che, evidentemente, la giuria del Nobel ha voluto ritenere meritevole più degli altri in una svolta scientifica di grande rilievo.
I ricercatori del Gran Sasso, nelle prime fasi del loro lavoro, avevano da tempo già affermato che i risultati dei loro esperimenti facevano pensare che il neutrino una massa ce l’abbia. Le sue oscillazioni nel viaggio tra Ginevra e il Gran Sasso proprio questo facevano dedurre. In Giappone sono stati più svelti o più considerati, chi sa. In realtà, forse anche più dotati di attrezzature capaci di rivelare senza dubbio la natura dei neutrini.
Importante, certo, è la scoperta che apre le porte a risposte forse clamorose sulla natura dei neutrini e sul mistero della materia oscura, sperano alcuni. Al momernto non sappiamo di cosa sia fatta la maggior parte dell’Universo. I neutrini potrebbero darci risposte. Se sono materia, sono la maggior parte della materia.
Sugli scienziati italiani, forse, pesa la cantonata storica sui neutrini “più veloci della luce”, e dunque capaci di smentire Einstein. Ma fu un errore di calcolo… una magra indelebile. Che sia questo uno dei motivi per i quali il Nobel è finito in Giappone, neppure condiviso con gli scienziati italiani? E’ un’ipotesi maliziosa.
Ancora più maliziosa è ha possibilità che lassù in Scandinavia abbiano voluto “punirci” per la plateali fesserie dette dall’ex Ministro della ricerca di nome Mariastella Gelmini, che parlò di un tunnel lungo 700 km per far viaggiare i neutrini da Ginevra al Gran Sasso… Ma no, impossibile: vero è che i neutrini sono notoriamente elusivi e sfuggenti. Ci sono sfuggiti di mano…
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