Case e map servano a chi ne ha bisogno


PRIMA DI TUTTI POVERI, SENZATETTO E STUDENTI.- ESTINGUERE IL PROBLEMA ABITATIVO -
L’Aquila – Non esistono in Italia altre città, oltre L’Aquila, che dispongano di un patrimonio abitativo ingente come quello costituito da case e map posta sisma. Sono oltre 5.000. Oggi si pone il quesito: c osa farne quando tutti saranno tornati a casa loro? E’ aperto il dibattito, e qualcuno da Pescara suggerisce: mettiamoci i profughi africani e asiatici. Una proposta irricevibile. Creare una smisurata enclave di profughi è contrario ad ogni logica e , anzi, si pensa di ridurre le dimensioni di centri di accoglienza troppo grandi, come quello di Mineo.
Nessuna comunità può accogliere numeri eccessivi di profughi, tanto meno un’area problematica come quella post-sismica. Città accogliente, come dice l’assessore Pelini, certamente sì, ma non rifugio di massa. Assurdo. Tanto più che il patrimonio edilizio occorre alla città e può risolvere i suoi problemi abitativi.
Le case e i map hanno bisogno di manutenzione e gestione. Dunque di inquilini che paghino fitti e bollette, e non possono diventare ghetti peggiori di quanto, in parte, già siano. La razionalità e la logica sociale dicono, quindi, che dovranno servire per chi non ha casa, per chi ha reddito basso, per gli studenti e per creare una riserva sociale di alloggi per chi in futuro potrebbe averne bisogno. Possedere un grande patrimonio abitativo – come il Comune – vuol dire prima di tutto risolvere il problema abitativo dell’are: la città e le sue periferie e frazioni. Se ciò è prioritario, non vuol dire escludere che un certo numero di migranti, se necessario, potrà beneficiare della situazione. Ma solo dopo e se saranno soddisfatte le esigenze locali. Il dopo sisma può avere anche degli aspetti da vedere come positivi. Ma soltanto se il Comune saprà agire con logica, giustizia e serenità. Il flusso migratorio che probabilmente non si esaurirà in poco tempo va fronteggiato secondo il principio della… distribuzione dei pani e dei pesci. Un poco ciascuno, e su tutto il territorio non solo italiano, ma europeo. Vale l’antica regola della saggezza contadina: pensa prima ai tuoi e agli altri se puoi. L’Italia ospitale e premurosa ha salvato vite e aiutato derelitti, poi ha inventato associazioni e cooperative per spartire i soli dello Stato e consentire fonti di lucro a chi dei migranti ha fatto e vorrebbe ancora fare solo ottimi affari. L’Aquila non potrà essere la gallina dalle uova d’oro per chi rimugina e ordisce. E’ bene che sia chiaro soprattutto questo. Di affari e soli, con il terremoto, se ne sono combinati fin troppi.


03 Ottobre 2015

Categoria : Attualità
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