Orso nel Parco Majella? E dove se no?
(di Stefano Leone)
Pescara – “Dove altro dovrebbe essere avvistato un orso se non sul territorio poco abitato di un Parco Nazionale, nel caso in questione quello della Majella?” Questa la domanda provocatoria rivolta da Andrea Brutti, dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa (Ente nazionale protezione animali – onlus) “a quanti sembrano voler lanciare una nuova, infondata campagna allarmistica – l’ennesima – che ha per obiettivo proprio i plantigradi”. “Invece – spiega Brutti – la presenza degli orsi all’interno o nelle vicinanze di aree naturali di grande pregio (il Parco della Majella si estende su L’Aquila, Chieti e Pescara, ndr) dovrebbe essere per tutti un’ottima notizia, perche’ proprio tale presenza rappresenta un indicatore circa lo stato di salute della nostra biodiversita’. A tale proposito e’ bene ribadire che i plantigradi, specie protetta come tutti i selvatici, non sono un pericolo per l’uomo qualora non venga arrecato loro alcun disturbo. Una fondamentale regola di buon senso, questa, valida con qualsiasi specie, perfino con l’uomo”. Mettere sotto accusa gli animali e scatenare contro di loro una vera e propria caccia alle streghe e’ dunque una vera assurdita’, soastiene l’Enpa. “I selvatici sono accusati di causare incidenti, di compiere stragi negli allevamenti e persino di rubare cibo; in altri termini vengono colpevolizzati per vivere la loro vita, e per avere comportamenti naturali e normali. Non altrettanto puo’ dirsi per la nostra specie, sempre restia a prendersi le proprie responsabilita’. Come nel caso degli incidenti stradali – spiega Brutti – dovuti solitamente all’alta velocita’ dei veicoli e alla mancanza di dispositivi di sicurezza sulle strade, quali dossi artificiali, barriere e autovelox. E cosi’ il numero delle vittime della strada continua a crescere, ma di tali dispositivi spesso non si vede neanche l’ombra. La medesima irresponsabilita’ e’ all’origine degli attacchi predatori, che il piu’ delle volte avvengono contro greggi lasciate pascolare incustodite, senza alcuna forma di sorveglianza.” Insomma per l’Enpa “parlare di pericolosita’ dei selvatici non ha alcun senso ne’ ha senso il profluvio di dichiarazioni circa un presunto sovrannumero di alcune specie, visto che non disponiamo ancora di rilevazioni e dati scientifici, ma solo di stime. Cio’ che e’ certo invece, e’ che oltre 20 anni di politiche filovenatorie, con abbattimenti finalizzati a compiacere i cacciatori, sono stati inutili e dannosi. Lo conferma lo stesso governo con una recente risoluzione
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