Se la politica avesse voluto, la cultura non avrebbe le toppe sul sedere
L’Aquila – SAREBBE BASTATO DIMEZZARE GLI STIPOENDI REGIONALI DA UNA DOZZINA DI ANNI – Non è demagogia o generica retorica antipolitica: le proposte di ridurre in misura consistente gli stipendi davvero troppo alti dei consiglieri regionali sono reali, esistono, ma giacciono nei cassetti da anni o mesi. Non esiste, non si riscontra un’autentica volontà di vivere, sì, decorosamente facendo politica, ma senza batterer record che sono assolutamente negativi. I politici regionali sono tra i più pagati al mondo., Una vergogna solo italiana, alla quale dovrebbe mettere riparo una legge nazionale che, a quanto pare, nessuno vuole davvero varare.
Questa legge dice in sostanza che un consigliere regionale non può guadagnare più del sindaco di un capoluogo di regione. In Abruzzo, vuol dire più del sindaco dell’Aquila.
Dietro questo schermo ipocrita (aspettiamo loa legge nazionale, chi ce lo fa fare a tagliare prima?) il consiglio abruzzese accantona il problema e i mesi passano.
Facendo due conti, possiamo dire che se da una dozzina di anni gli stipendi dei consiglieri (prima 40, adesso 30) fossero stati ridotti a 5.000 euro mensili – mica una miseria… – si sarebbero risparmiati almeno 25 milioni, che oggi avrebbero potuto costituire un fondo di risorse per le istituzioni culturali abruzzesi, da ripartire periodicamente secondo criteri di merito, di qualità , di economicità di gestione, di entità della produzione. Criteri giusti e illuminati, non etichette politiche e risultati di manovre clientelistiche o territoriali.
Così non è stato, e le istituzioni culturali muoiono o boccheggiano, tra litanie e retorica da arrivano i nostri.
Discorso assurdo e irrealistico? Forse. Ma i conti sono conti. E troppi soldi continuano a finire in tasche che non li merritano. Mentre l’Abruzzo regredisce, imbarbarisce triste e grigio. Dove la cultura affonda, infatti, la civiltà se n’è andata. Come il Sole dietro i monti, ogni sera.
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