Tra le note fatate del jazz L’Aquila ha ripreso vita e voglia di cambiare
L’Aquila – La festa del jazz, una bellissima manifestazione che si spera diventi annuale, ha restituito a L’Aquila l’etichetta di cittù della musica. Con solo, indiscutibile dato di valore sociale e culturale: migliaia di persone che hanno riportato vita e consentito a molti anche ottimi affari. Il M8inistro Franceschini va ringraziato. Punto e basta, il resto è solo noia se Califano da dove si trova ci permette di usare la sua frase.
L’estate aquilana non esiste, la Perdonanza è manife4stazione di levatura modesta che non si riesce a strappare da dimensioni circoscritter e ridotte. Ma non è la polemica sulla Perdonanza che ci interessa. Sia pure quel che la città riesce a produrre, cioè ben poco.
Il jazz in styila New Orlenas è stato un trionfo culturale, popolare, culturale, perché chi lo ha voluto si è semplicemente ispirtato al modello New Orleans. Fare di una città un palcoscenico musicale e umano, a ruota libera, giorno e notte. Con tutto ciò che comporta. Sono pateticha le immancabili prefidche del lamento professionale. Quelli che vivendo da taplpe dicono “non sapevo, non mi rendevo conto, sono stato colto di sorpresa” e magari “non ho aperto il mio locale”. Gente che non serve e, se non apre, non fa anno a nesuno. Stiano pure a casa.
C’è un’altra novità e non è da poco. La festa del jazz ha dimostrato che il successo non si fa con i soldi, con le strutture ingessate, i contributi dello Stato e gli apparati patinati di un modo di vedere la cultura polveroso e perennemente dipendente dalla politica, pur senza negare i valori esistiti soprattutto nel passato di questa città che accetta supina lo strapotere dei potentati politici e le nomine decise sempre dal potere incombente e spesso incolto. Stavolta si è fatta musica, grande musica, per solidarietà – come avvenne con le cantanti e i loro concerti omaggio cinque anni fa – e per il popolo aquilano, o forestiero. Sono cadute ingessature e santoni . Si è idealmente picconato uno stile desueto e anchilosato, che produce solo costi enormi, caste, clan ristretti di beneficiari, sistemazioni lavorative per i soliti noti. Come e New Orleans i suonatori le hanno suonate al sistema. E la città ha respirato aria nuova, e forese anche energia per rinascere davvero non solo nei cantieri paralizzati e in mano a burocrazia, paludi, paralisi milionarie e torbide selve di tentacoli.
Aria nuova a suon di jazz. Il futuro comincia anche così, tra le magiche suggestioni dei flauti e delle trombe nei meandri della morte sismica. Che è sembrata riprendere barlumi di vitalità.
I meno distratti sanno che c’è qualcuno che sta tentando di avvelenare tutto con politica e campanilismo, da Pescara. Gente così va emarginata e zittita subito. Purtroppo , l’Abruzzo soffre di malattie perniciose e difficilmente curabili..
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