Cosa avremmo dovuto contestare a Renzi
L’Aquila – Brutta giornata, ma soprattutto inutile, quella della contestazione di Matteo Renzi a L’Aquila. Male organizzata, arruffata, scomposta, con il solo risultato di aver impedito al premierr una passeggiata in centro, con il supponibile codazzo di politici locali e regionali. Sanpietrini e uova marce sono state il condimento insipido di ore sprecate. Come ha ribadito Maurizio Acerbo, contestare è un dirtitto dei cittadini. Ma cosa?
Da gridare ci sarebbe stato e anche molto. Una legge per la ricostruzione che arriva dopo sei anni e mezzo vi sembra regolare? In sei anni e mezzo, se ne sono combinate di tutti i colori e le regole arrivano davvero in ritardo… sempre che arrivino davvero.
A Renzi avremmo dovuto gridare che decine di milioni sono fgermi su progetti di siti rilevanti, perché mancano firme e dominano burocrati invincibili. Persino la cattedrale e Collemaggio sono al palo. Dovevamo urlare sdegno pechè dal 1 luglio non si pagano le indennità di disoccupazione: l’INPS non è in grado di pagare con le nuove regole. In materia ambientale, urliamo contro Ombrtina ma non contro chi inquina il mare… da terra. I petrolieri vorremmo tutti crocifiggerli, ma nessuno impedisce looro di ridurre i prezzi in tempi rapidi e misura giusta, quando il petrolio precipita a meno di 40 dollari il barile… Noi pensiamo a Ombrina, che dovrà prima o poi trivellare, visto che la Croazia lo fa. Ma non a chi ci strangola con prezzi che non sacendono mai davvero quanto e quando dovrebbero. Il governo tace e acconsente, ma noi fischiamo Renzi per altri motivi. Le vere vergogne dell’Italia gliele perdoniamo?
Contestare è spesso giusto e sacrosanto, ma lo è anche la capacità di pensare a cosa contestare. Usando il cervello, e non solo i megafoni dell’ovvietà . Che hanno avuto come risposta solo delle manganellate. Anche quelle facilmente prevedibili. Nessun contestatore ha ancora imparato che le bastonate sono sempre pronte, sulla testa di chi ja torto, ma anche su quella di chi ha ragione. Dal dopoguerra ad oggi.
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