Cinghiali, ora tutti si parlano addosso
Ofena – Scrive Dino Rossi del Cospa: ” Dopo l’ennesima vittima per i cinghiali escono fuori articoli a tiratura nazionale, ma le soluzioni sono lontane, anzi che addirittura alcuni ancora li difende con dichiarazioni alla Fantozzi.
Ci chiediamo quante persone ancora devono morire prima che qualcuno prende le necessarie precauzioni, per un problema vecchio di venti anni? I primi danni ai raccolti risalgano intorni agli anni 80 e nessuno poteva toccare questi animali, anzi erano addirittura specie protetta.
Tutto questo ritardo grazie ai ricorsi degli animalisti contro la caccia, atto ad imporre regole più rigide sulla caccia. Oggi per andare a ciccia bisogna essere laureati in ingegneria e in giurisprudenza, se non vuole violare la Legge. Le aree protette sono tante, in Abruzzo e in Italia i parchi sono distribuiti sul territorio in maniera selvaggia tanto da inglobare anche le aree antropizzate. Riducendo in questo modo l’esercizio venatorio, a questo, si aggiunge anche la riduzione dei tempi di caccia sempre dovuto all’interventi degli animalisti. In riferimento ad alcuni dichiarazioni uscite su Il Centro a tiratura Nazionale, è bene fare le dovute osservazioni e precisazioni: i cinghiali in Abruzzo non sono mai esistiti, non vi erano ne quelli dell’Est e ne quelli autoctoni secondo testimonianze di cacciatori di altri tempi, risalenti all’epoca di mio nonno! Sono stati introdotti esemplari che si sono accoppiati con i maiali, esempio: ricordate i maiali allo stato brado nel lago di Campotosto? Da qui si è dato origine ad un animale ibrido in grado di riprodursi come i maiali modificando il tempo di gestazione simile a quello dei maiali di 115 giorni ,che vengono rispettati grazie al cibo che trovano nei campi coltivati che al loro passaggio distruggono dal 31 dicembre al 1 di gennaio. Una buona alimentazione rende tutti gli animali molti più fertili. Ma ci sono altri aspetti che nessuno dice, forse perché ignorano del tutto il problema. La fauna autoctona, come starne e coturnici, è scomparsa grazie a questi animali. Grazie all’intervento dell’uomo politico e alle associazioni degli animali degli altri, e non del contadino, a mano a mano la fauna in Abruzzo e in Italia sta cambiando, sono scomparse, ma si continua a sfornare progetti dietro la scrivania con tutti i confort del caso e non vivendo il problema come i comuni mortali. Una delle soluzioni possibili a ridurre il problema e quella proposta dal presidente della Provincia Di Marco, che è quella di estendere l’abbattimento selettivo anche all’interno delle aree protette, in questo modo si crea disturbo all’incursioni nei campi coltivati e di conseguenza di ridurrebbe l’approvvigionamento di derrate alimentare di conseguenza avverrebbe anche una riduzione di fertilità .
(Ndr) – I numeri come sempre parlano: si calcola fondatamente che in Abruzzo gli animali ormai bridati e aggressivi siano almeno 150.000. O poco di meno gli anni sprecati in chiacchiere e vergognosa inerzia della politica. Ora cominciano ad allungare un altro numero: quello dei morti.
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