Crolli, la Procura chiude su edifici privati
L’Aquila – Indagini vicine alla conclusione anche per alcuni degli edifici privati crollati nel sisma, che hanno causato decine e decine di vittime tra via D’Annunzio, via Venti Settembre, via Campo di Fossa e altre contrade di quella che oggi è rigorosamente “zona rossa”: come dire talmente devastata da risultare maciullata o distrutta quasi totalmente. Spesso chi guarda superficialmente dall’esterno, magari dall’autostrada, pensa che il centro – tutto sommato – sia ancora lì. Ma non è affatto così: ferite profonde, aree anche grandi ormai ridotte a mucchi di pietre e spezzoni di ferro e legno, mescolate dolorosamente a resti di oggetti e arredi, parti vistose di edifici mancanti, vuoti che formano veri crateri oscuri. Lì c’erano case e palazzi, dentro dormivano persone impaurite e speranzose alle 3 e 32 del 6 aprile. Non si sono più destati o sono morti poco dopo, sotto le macerie.
Cosa ha trovato finora l’inchiesta? Riserbo assoluto, ma qualcosa filtra. Vi sarebbero già delineate precise responsabilità di tecnici e costruttori nei crolli. Ciò spiega perchè in alcuni casi un edificio sia crollato implodendo, e quello accanto, addirittura fisicamente attaccato, sia rimasto in piedi. Qualcosa non andava, qualche problema c’era, e ora bisogna scovare anche negli edifici privati dei responsabili, se ve ne sono. Tutto lascia pensare che ve ne siano. Le perizie non lascerebbero dubbi. Rimangono pochi giorni, poi se ne saprà di più e altre dita verranno puntate contro persone che dovranno difendersi. Una difficile impresa quando tombe e loculi sono tanti, e tante persone sono sparite in pochi secondi. Come quella notte tragica.
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