Verso l’harddisk del futuro?


L’Aquila – Un esperimento realizzato alla Sapienza Università di Roma, in collaborazione con l’Università dell’Aquila mostra che sarà possibile la memorizzazione di dati a velocità incredibilmente superiori a quelle attuali. La ricerca su “Nature Photonics” svela come la chiave sia nel femtomagnetismo

La possibilità di manipolare le proprietà magnetiche dei solidi è alla base di moltissime applicazioni, come quella di memorizzare informazioni sull’hard disk del proprio computer.
Questo processo è comunemente realizzato utilizzando testine magnetiche di lettura/scrittura, che alterano l’orientazione relativa dei campi magnetici tra diversi domini all’interno del materiale. In questo modo viene fornito un contributo all’energia elettrostatica, detto appunto energia di scambio, che codifica il bit di informazione. Un esperimento coordinato dal gruppo Femtoscopy della Sapienza Università di Roma, in collaborazione con la Radboud University di Nijmegen, il Politecnico di Milano, e l’Università dell’Aquila, ha dimostrato come sia possibile manipolare direttamente l’energia di scambio, senza necessariamente alterare la struttura magnetica del materiale.

“Inviando impulsi laser di durata brevissima (quantificabile in miliardesimi di milionesimo di secondo) e’ stato dimostrato un aumento dell’energia di scambio, per un tempo limitato alla durata dell’impulso stesso, e dunque estremamente più rapido di quello ottenibile applicando un campo magnetico” afferma Giovanni Batignani, dottorando del Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell’Università dell’Aquila e prima firma dell’articolo appena pubblicato su Nature Photonics.

Dal primo prototipo IBM di disco rigido, datato 1956, il principio di funzionamento è rimasto sostanzialmente invariato, ma la tecnologia ha fatto enormi progressi riuscendo a incrementare la densità di informazione su supporto magnetico di circa 50 milioni di volte, raggiungendo un valore record di 125 Tera bit per pollice quadrato. La velocità di lettura non ha invece subito un aumento paragonabile, avendo ormai raggiunto il suo limite massimo, che è dell’ordine del bit per nanosecondo.

La ricerca, che costituisce un importante passo avanti nella campo del femtomagnetismo, apre dunque nuove prospettive applicative. Indica infatti una possibile strada, completamente diversa da quella odierna, che potrà permettere la memorizzazione di dati a velocità fino a diecimila volte superiori a quella odierna.

Riferimenti articolo:
G. Batignani, D. Bossini, N. Di Palo, C. Ferrante, E. Pontecorvo, G. Cerullo, A. Kimel and T. Scopigno Nature Photonics, doi: 10.1038/NPHOTON.2015.121

http://www.nature.com/nphoton/journal/vaop/ncurrent/full/nphoton.2015.121.html


17 Luglio 2015

Categoria : Scienze
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