Ascoltate ciò che dico, non guardate ciò che faccio


(di Stefano Leone)

Pescara – E’ accaduto ieri, 14 luglio 2015. L’aula consiliare ha una considerevole presenza di cittadini in platea ad assistere. E’ in corso di svolgimento l’assise del consiglio comunale. L’atmosfera appare pacata nonostante uno dei punti all’ordine del giorno è molto sentito dalla cittadinanza ed ha sollevato, nei giorni precedenti, un dibattito acceso e sostenuto fra le fazioni dei pro e dei contro. Ma evidentemente è solo calma apparente. Iniziano i primi interventi oratori e comincia l’alternanza dei richiedenti parola, fra i componenti la maggioranza e quelli dell’opposizione. Man mano che passano i minuti l’atmosfera inizia ad allinearsi con la temperatura climatica che è davvero molto alta. Come prevedibile, cominciano alterchi e attacchi diretti fra i titolari di maggioranza e opposizione che, più che impegnati a dibattere quel punto all’ordine del giorno che appare la spina nel fianco, si esercitano nell’accusarsi reciprocamente anche in modo inurbano e per nulla esemplare. Il vostro cronista osserva, scruta aspetti posturali, smorfie facciali, borbottii serpeggianti e sorrisetti beffardi. Qualcuno è più compito degli altri ma solo per mascherare un travaglio interno che vorrebbe, invece, esplodere come una fiala di nitroglicerina. Nell’aula consiliare, vicino la porta d’ingresso, è posizionato un elegante contenitore di cartone; il contenitore è assemblato con semplice tecnica ma efficace. I colori sono di un gradevole verde pastello. La grafica e il logo sono evidenti ma non eccessivi. Nella parte alta del contenitore una scritta “SALVACARTA” (proprio così, tutto maiuscolo), nella parte bassa lo slogan dice “RICICLA LA CARTA E SALVI GLI ALBERI” (sempre tutto maiuscolo ma con un corpo minore rispetto alla scritta superiore). Il compito del contenitore, e la ragione del suo posizionamento all’interno dell’aula consiliare è del tutto evidente. Il cronista pensa sia una cosa buona e giusta. Gli esempi devono partire da chi parla in nome e per conto “dei cittadini”. Mai dire mai. Soprattutto mai parlare, (in questo caso pensare), troppo presto. Un componente della maggioranza, con cariche peraltro cosiddette “pesanti”, si alza dal suo posto, ha tre bottigliette di plastica in mano, si dirige verso il contenitore e le getta dentro. A questo proposito va sottolineato che il Comune in questione ha istituito la differenziata porta a porta con quel simpatico sistema che costringe i cittadini a tenere in balcone residui di pesce, scarti di melone e anguria, spilli specchi e occhiali per i vecchi, finchè non arriva il giorno giusto per portare fuori i simpatici contenitori colorati. Il gesto, il “politico” in questione, lo ha fatto con una disinvoltura disarmante, davanti a decine di cittadini seduti in platea. Cittadini sempre richiamati a rispettare regole e normative. Il vostro cronista, registra, annota e ricorda. Per cosa? Per fare il suo mestiere: raccontare alla gente. Il vostro cronista pensa che, parlare in nome e per conto “dei cittadini” per poi dare esempi di atteggiamenti comportamentali deprecabili e non esemplari, sia un grave esercizio del “ascoltate ciò che dico ma non guardate ciò che faccio”. Anche solo a cominciare da gesti semplici come gettare bottigliette di plastica nel raccoglitore della carta. Qualcuno in questi giorni, in una conferenza stampa per altri argomenti e in altri luoghi, con un modo che è sembrato più attinente alla vendita di sogliole e scampi al mercato del pesce, ha urlato che i giornalisti, “…devono farsi gli affari loro…”. E no. Girare la testa dall’altro lato non è peculiarità del cronista. Forse a molti piacerebbe fosse così ma il cronista ha un dovere fondamentale, piaccia o non piaccia: informare. Caro amministratore pubblico che parli in nome e per conto “dei cittadini”, questi ultimi sono come i figli per un padre: vanno educati con l’esempio e non con le prediche.


15 Luglio 2015

Categoria : Attualità
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