Renzi, “galeotto” fu il telefono…

L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “Le parole scambiate al telefono con un ufficiale della GGFF non aggiungono nulla a quanto pensavo di Renzi. Non mi è mai “garbato”, sin dal momento in cui , cambiando con disinvoltura credo e seguendo la scia di chi l’aveva già preceduto, si è “inserito” in un partito che dal suo ingresso mostra sempre più quanto sarebbe opportuna l’aggiunta di una bella ” L ” alla propria sigla, per diventarne poi segretario, con le primarie, una sorta di votazione tipo quelle di condominio, alla quale potevano partecipare senza “filtro” anche quelli che abitavano da un’altra parte, e quindi presidente del consiglio.
E sempre in sintonia con Berlusconi.
Non mi è mai piaciuto il suo smaccato atteggiarsi a “piacione” (magari gli viene naturale..) a proprio agio dovunque, e sopratutto quella sorta di mania per il web, il selfie il twitter, ecc.
Piuttosto, mi meraviglia, ma fino ad un certo punto, la leggerezza (o è supponenza?) con la quale, a meno che non si dimostri che al telefono c’era un imitatore (anzi due…), gente così in vista si lasci andare a certe affermazioni.
Certo, il livello della conversazione, le parole usate, a dir poco colorite, se pure non lo spingeranno a cospargersi il capo di cenere, dovrebbero indurlo a riflettere su quanto disse il 9 giugno del 2014, quando affermò: “..mi sento ancora scout, è stata un’esperienza importantissima….». Sarà anche stata un’esperienza importante ma mi pare che sulla telefonata non abbia influito molto.
In ogni caso, nell’augurarmi che sia presidente del consiglio ancora per poco, per ora mi limito ad essere contento perchè non ha mai messo piede a L’Aquila.
Ne è passato di tempo da quando “Le Figaro”, alludendo alla bella impressione (e dagli con “sta storia” della bella impressione…) che avrebbe fatto intorno a giugno dello scorso anno alla Merkel (povera cancelliera, già vittima di un “cucù”..), ne pubblicò una foto con la didascalia: ““Matteo Renzi, nouvelle coqueluche(*) de l’Europe”.
(*) coqueluque, in italiano “beniamino” (di chi?)