Isolina, la crudeltà e il garbo
L’Aquila – (di G.Col.) – La giornalista Isolina Scarsella, volata via lievemente come ha vissuto, è stata una creatura fragile, sensibile e gentile anche quando chiunque altro non lo sarebbe stato.
Il male di questa collettività perversa, profondamente ingiusta, crudele se fa comodo a qualcuno, lei lo ha sofferto e l’ha minata, ha sicuramente ferito il suo fisico gracile, stancato il suo cuore. La sua morte è dovuta ad una malattia che le è stata inflitta da tutti coloro che l’hanno conosciuta. La malattia che scava dentro, svuota l’anima, trova alimento nella propria forzosa solitudine e nell’indifferenza altrui. Anche di coloro che avrebbero potuto non essere sordi e muti, elusivi come neutrini. Che, però, talora si rivelano come un lampo di luce sulla verità . Le persone elusive sono oscure.
Isolina era una persona perbene, una brava giornalista, una professionista limpida. La sua penna era garbata, ma non prona. Sapeva raccontare ciò che c’era da raccontare.
Essere così le è costato caro. Le è costato tutto. Nessuno di coloro che premono i bottoni ha sentito l’umano dovere, l’etica necessità , di dare una mano a quella donna minuta e seria. Anzi, c’è chi se n’è stato lontano. Se la politica – come temiamo – si è macchiata di una simile nefandezza, ha toccato il fondo. Ha mostrato cos’è davvero a chi ne dubitava.
La sua storia è piena di cose (e persone) davvero brutte, ma questa è la più brutta. Pur con tanta esperienza, carichi di cose vissute (e pagate di persona), quasi tutte amarissime, non avremmo creduto di dover scoprire una vicenda tanto triste. Ci tocca anche questa. Verifichiamo una comunità ammalorata, brulicante, inguaribilmente cattiva e ipocrita. Persino vecchi ruderi come noi restano sbalorditi.
Solo un piccolo, modesto fiore per Isolina. Sarebbe bello poter credere che possa percepirne, ovunque sia, il profumo purissimo.
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