Lavori e bastoni tra le ruote, ora basta
L’Aquila – (di Gianni Frattale, coordinatore di commessa Asse Centrale) – CANTIERI INTERROTTI TRE VOLTE IN POCO TEMPO SU UN TRATTO DI 50 METRI – Ho molto rispetto per la cultura e la conoscenza e credo sia interesse degli aquilani e degli studiosi sapere cosa nasconda il sottosuolo cittadino. Ma altrettanto rispetto è dovuto agli stessi cittadini aquilani che da anni hanno un’altra primaria esigenza: quella di rientrare a casa e di rivedere finalmente viva la propria città .
Se questo non accadesse in tempi ragionevoli con il completamento prodromico dell’opera dei sotto servizi, il danno economico e sociale sarebbe consistente, sia per i ritardi a cascata sulla ricostruzione degli aggregati del centro storico, sia per il procrastinarsi delle spese di assistenza alloggiativa ai terremotati.
Per conciliare le due esigenze di conoscenza e di ritorno alla vita cittadina ci si dovrebbe preoccupare di una velocizzazione delle prassi della Soprintendenza che in questi giorni sta affiancando gli scavi per la posa in opera del tunnel intelligente.
Ad oggi solo su via Sallustio, dove i ritrovamenti non sembrano avere particolare rilevanza storico-archeologica, il cantiere è stato interrotto tre volte nell’arco di 50 metri di scavo. Le indicazioni verbali dei responsabili della Soprintendenza non vengono messe per iscritto e firmate da alcun responsabile. Si procede senza alcuna formalizzazione e dunque senza alcuna tutela né per la stazione appaltante e né per l’impresa realizzatrice. Di questo passo il primo lotto dei sotto servizi verrà realizzato in non meno di cinque anni, se qualche ritrovamento consistente non dovesse fermare definitivamente l’opera.
Una soluzione è necessaria per assicurare velocità ai controlli e alle decisioni degli esperti. Una conferenza dei servizi permanente tra tutti i soggetti coinvolti ed un team di esperti in loco con potere di firma.
Non si può procedere con mezzi ordinari in una situazione straordinaria per un’opera fondamentale alla ricostruzione dell’Aquila. Non faremmo che avverare, così, la profezia infausta che già da qualche tempo, guardando alla nostra sofferta ricostruzione, paragona L’Aquila a Pompei, il paradiso degli archeologi.
(Ndr) - La lettera di Frattale è chiarissima e Frattale ha ragione da vendere. E’ ora di spazzare via burocrati dormienti, lenti, restii a comparire in prima persona, capaci solo di far valere dei poteri loro conferiti ma , al momento, soltanto di dubbia utilità collettiva. Chi deve intervenire sui beni storici e archeologici lo faccia presto e bene, con idee chiare e non solo con l’intento dell’ “adesso bisogna vedere”, o peggio “ci vuole tempo”.
Altrimenti le ruspe vadano avanti, i cittadini sono arcistufi di piccoli papaveri spocchiosi che intralciano, rallentano, si pavoneggiano. Parliamo in generale, e nel particolare venga subito fuori una decisione: bloccare tutto o andare avanti. Vivremo, evidentemente, di ricordi e pietre che poi saranno abbandonate per secoli in depositi e magazzini del tutto inutili.
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