Il pianeta Plutone e la chiesa di S.Agostino
(Immagine artistica: Plutone e le sue lune) – Tra pochi giorni una meravigliosa macchina umana, una sonda fatta anche grazie agli italiani, giungerà presso il remotissimo pianeta Plutone, l’estrema periferia del sistema solare. Sapremo com’è fatto. Ha percorso 4,5 miliardi di chilometri in alcuni anni. E’ una conquista tecnologica e scientifica degna dei geni che abitarono la Terra, Galileo e Newton, e dei geni che ancora la abitano. I segnali, pensate, impiegheranno molti minuti per arrivarci.
I geni, però, non abitano più qui. Altrimenti non si spiegherebbe che, in una città disossata chiamata L’Aquila, così bisognosa di ossigeno per tirare il fiato (ancora non ce la fa da sola, è assistita), un anno non basti per aprire il cantiere di riedificazione della chiesa di S.Agostino. Lo ha scoperto Stefano D’Ascoli. Meriterebbe il premio Plulitzer.
Tutto pronto, tutto fatto, ingegneri e impresari appizzutati (alcuni anche pagati, pare), carte firmate, timbri apposti, impalcature erette. Tante e costose. Guarda caso. Ma non si comincia. Non si è capaci di cominciare. Difficile credere che la stessa razza (umana, dicono) che spedisce la sonda su Plutone compiendo un miracolo tecnologico, non sia capace di aprire un cantiere a L’Aquila. No, evidentemente qui ci sono degli alieni al comando. Non siamo la stessa specie vivente. E S.Agostino, che pure era uno che valeva, non riesce a farci niente. Pensavamo dai film che gli alieni fossero gente speciale, invece no: siamo noi. Cioè gente da rottamare. Ah, poter essere su quella sonda. E non tornare mai più.
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