Le prime morti bianche del 2010


L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Altre due morti bianche sul lavoro, martedì 12 gennaio, con due operai deceduti in un serbatoio di gpl di una stazione di servizio in disuso, tre chilometri fuori dal paese di Tortona, in località Sale. Si chiamavano Bruno Montixi e Ruddi Cariolato, 41 e 46 anni, operai specializzata della Tecnogas di Fidenza, uomini esperti, discesi nel mortale budello convinti che non vi fosse gas. Il procuratore della repubblica di Tortona, Bruno Rapetti ha subito aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Il magistrato ha compiuto un sopralluogo nell’area, sotto sequestro così come il camioncino della ditta. Sul mezzo è stata trovata tutta l’attrezzatura antinfortunistica, comprese le maschere di protezione, poiché, in genere, quando si effettuano interventi di bonifica, i contenitori sono vuoti. In questo caso, invece, quando gli operai hanno aperto una valvola è uscito un forte getto di gas che li ha subito storditi, impedendo di chiedere aiuto. Il corpo di Montixi è stato trovato sul pavimento, quello del compagno vicino alla scala per risalire. “Basta morti sul lavoro”, ha detto il 13 gennaio il segretario della Fiom di Parma, Sergio Bellavita, annunciando lo sciopero dei dipendenti della Tecnogas di Fidenza. In apertura della seduta pomeridiana del consiglio regionale, un minuto di silenzio per le prime due vittime sul lavoro del 2010, mentre Giuseppe Filiberti, consigliere di Lega Nord ha detto: “morire per avere lavorato senza le necessarie misure di sicurezza non è più accettabile”. Belle parole che richiamano all’amminimento del Capo dello Stato già del 2008, ma che restano pariole poco calete nei fatti di un governo che pensa ai processi brevi e alle costruzioni delle carceri e non a garanzie occupazionali ed antinfortunistiche autenticamente applicate. I dati relativi all’ultimo periodo ci dicono che all’Italia resta il non invidiabile primato delle vittime sul lavoro in Europa. Nel complesso gli incidenti sul lavoro sono circa un milione l’anno e i morti più di mille. In Germania nel 1995 le vittime erano state 1500, duecento più di quelle italiane. Oggi sono scese a 804 unità, un numero ben inferiore al nostro. E al danno sembrerebbe aggiungersi anche la beffa. La riforma realizzata con il decreto legislativo 38/2000 che ha introdotto, in via sperimentale, la copertura del danno biologico, di fatto, ha comportato un netto ridimensionamento del livello delle prestazioni in rendita se non addirittura la trasformazione dell’indennizzo da rendita, a capitale liquidato una tantum. E, come già detto, la rinnovata consapevolezza della gravità del fenomeno, cresciuta anche in ragione dei numerosi interventi del Presidente della Repubblica sul tema, sembra non essere riuscita a produrre ancora una significativa inversione di tendenza. Tra i rimedi necessari ci sono un maggiore investimento sulle attività di prevenzione e controllo, l’introduzione di sanzioni adeguate alla gravità ed alle conseguenze dei comportamenti, l’organizzazione di un apparato amministrativo e giudiziario che assicuri l’applicazione certa e rapida delle sanzioni e la promozinoe di iniziative informative, formative e culturali che sviluppino nel medio-lungo periodo una maggiore attenzione alla prevenzione. Staremo a vedere se questo Governo avrà tempo per occuparsene.


14 Gennaio 2010

Categoria : Dai Lettori
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