Mastrogiurato a rischio, si aggrava la malattia del turismo
L’Aquila – In Abruzzo la Regione non è mai stata capace di stabilire una volta per tutte quali siano le manifestazioni storico-turistico-culturali da sostenere regolarmente e senza esitazioni. Per farlo, dovrebbe avere un coraggio che non ha e una capacità di distinguere tra le cose che valgono e quelle che valgono solo per i politici locali che le supportano, per tenere in piedi il proprio clientelismo. O, qualche volta, come è accaduto, anche molto peggio.
Se la Regione avesse chiarito una volta per tutte che il Mastrogiurato di Lanciano è un’iniziativa valida, capace di produrre un risultato anche in termini economici (presenze e contributo ad un’immagine attraente dell’Abruzzo), oggi non si parlerebbe di mancata edizione del 2015. Ma soprattutto non emergerebbero situazioni e azioni vergognose: tagli feroci dei contributi, e mancata erogazione anche dei contributi… tagliati. Bugie, prese in giro, totale cecità dei burocrati e funzionari che non sanno neppure cosa stanno cancellando e confondono la sagra delle noccioline con storiche e valide tradizioni. Che, peraltro, attirano migliaia di forestieri e visitatori, e comunque appartengono ad un patrimonio culturale consolidato e decisamente storico.
La Regione, dicono a Lanciano, non solo dà ad altri più soldi rispetto al Mastrogiurato, non solo spedisce i suoi papaveri sul palco alle inaugurazioni a promettere questo e quello, ma poi non eroga neppure i pochi euro promessi. E’ vero che i tagli ci sono stati e hanno riguardato tutti, ma è pur vero che ancora oggi le manifestazioni in qualche misura finanziate (talvolta con somme irrisorie e ridicole) sono decine e decine. Tutto avviene in proporzione al “peso” del personaggio del luogo dentro l’apparato politico di regime.
C’è chi, amaramente oppure velenosamente, ricorda che si taglia la cultura, ma non gli stipendi aurei dei consiglieri: per farlo c’è sempre tempo, il rinvio è consueto. Sarà anche un minestrone di qualunquismo ricordarlo, ma è – comunque – sicuramente incontestabile. Il qualunquismo, spesso, è la sola consolazione dei cittadini sfiduciati.
La gente che ha qualche memoria si chiede come si riusciva, decenni fa, a produrre ottime manifestazioni e attrattori turistici, e oggi è diventato difficile se non impossibile. Anzi, spesso di distrugge il poco che sopravvive dal passato.
La risposta potrebbe essere: si faceva tutto a debito e si ammonticchiavano passivi e deficit. Questo è avvenuto per anni a L’Aquila per la Perdonanza, che turisticamente non ha mai prodotto un euro di ritorno economico.
Per evitare dunque gli errori del passato, e la spaventose cantonate del presente (pensiamo al rischio chiusura per il Mastrogiurato) la Regione decida… di decidere chi e con quante risorse finanziare a tempo debito e senza promesse da politico. Cioè fasulle. Ognuno resti nell’ambito delle proprie risorse, ovvero faccia ciò che riesce a fare.
Assuma un atteggiamento serio e coerente e, se deve cancellare, cancelli senza produrre danni e deprimere l’Abruzzo a forza di pessime figure. Regole certe, regole serie, parole definitive e prospettive disegnate dunque ben chiare. Tutto ciò ha un nome. Quel nome non è Abruzzo, dove sarebbe meglio aggiungere alle targhe con la parola Regione la frase “per il turismo rivolgersi altrove”.
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