Zona franca, strani silenzi politici e non
L’Aquila – Che silenzio c’è stasera… ma anche ieri sera e nelle sere precedenti, nei pomeriggi, nelle mattinate. Il silenzio è sceso sovrano sull’argomento zona franca a L’Aquila. L’ultima notizia risale a un paio di mesi fa, quando dall’Unione europea giunse un assenso. Sì, si può fare, ma non tocca all’Unione europea farla. Tocca al governo italiano, tocca alla Regione Abruzzo, tocca alla politica. E qui casca l’asino. Qui cominciano i silenzi, i mutismi che in politica non sono mai casuali, si badi bene: in politica nulla è lasciato al caso e tutto è frutto di calcolo, con la speranza che la stampa non si metta di traverso a rovinare i giochi.
Cosa che puntualmente e regolarmente facciamo: eccoci a rovinare i giochi, con una domanda alla quale prima o poi dovranno rispondere dai partiti, dal Comune e dalla Regione, ma anche dalla Camera di commercio, dalla Confcommercio, dall’Unione industriali, dai sindacati insolitamente assenti, dalle categorie produttive, dalle associazioni dei costruttori, dalle categorie artigianali e compagnia più o meno bella.
Di zone franche si parla. Secondo il PD sono a rischio le aree di Pescara e Campobasso. Sono zone franche urbane che esistono, anche se non sono in molti qa saperlo, da molto tempo. Bisognerebbe porsi una domanda: strano che non ne siano state istituite a L’Aquila o a Sulmona, aree di crisi da molto prima del 6 aprile. Specie la Valle Peligna, con disoccupazione che sfiora in alcune sacche anche il 30%. In queste zone ci si piange addosso, ci si strappano i capelli, ma non si spiega in alcun modo perchè le zone franche urbane non siano state istituite, così come gli accordi di programma e gli altri stumenti che altrove hanno talvolta funzionato, in provincia dell’Aquila siano sacchi vuoti. Il decreto detto Milleproroghe, molto recente, avrebbe minato definitivamente i vantaggi fiscali in molte aree depresse di tutto il paese. Tra le quali appunto Pescara e Campobasso. E L’Aquila? Muti e silenziosi tutti. Qui la zona franca fu promessa dal governo dopo il sisma del 6 aprile, come misura per lo stimolo decisivo della ripresa. I politici espressero le loro opinioni, chi era soddisfatto, chi prudente, chi scettico, chi approssimativo. Poi si tacque tutti. E tuttora si tace. Comunque potrebbe essere definita tale situazione, meno che utile per la ripresa. Ora, sollevato un po’ di polverone, vedrete che le voci torneranno a farsi sentire.
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