Gran Sasso, così non se ne esce proprio
Leggere sui giornali che per poter realizzare gli impianti igienici a servizio del santuario Giovanni Paolo II, sul Gran Sasso aquilano, si sono dovuti aspettare prima degli anni per le risorse, e poi molti anni per le autorizzazioni, significa che non c’è altro da dire. Così non se ne esce proprio. Il turismo non ci sarà mai, il decollo neppure. Chi ostacola, chi frena, chi impedisce, è tuttora dominante. Prevalente.
Retroscena di questo tipo dovrebbero essere gridati, e non rivelati di striscio, in poche righe di giornale, peraltro forse per puro caso. Tanto per dire: i bagni al santuario non ci sono e non ci saranno neppure questa estate. Forse la prossima. Sapete com’è, occorrono anni per le autorizzazioni…
A questo punto occorre fare piazza pulita. Tutti via a calci nei glutei, regole, scartoffie, uffici, burocrati, ambientalisti: in discarica. Riportiamo il Gran Sasso all’anno zero, nominiamo un’autorità (una sola, a titolo gratuito) per disciplinare lo sviluppo, e obblighiamola a dire sì o no entro tre mesi. Altrimenti si intende sì. Produrremo danni e cementificazioni, disturberemo farfalle e fringuelli, sparirà qualche specie floreale o qualche insetto blu? Il turismo ha dei prezzi da pagare. La distruzione dei bufali ha segnato la nascita della potenza americana…
Comunque danni inferiori a quelli di stupidità , autolesionismo e cecità politica in cui viviamo. Credendo di essere civili e progrediti. E invece, siamo solo dei grulli abbocconi e autolesionisti. Basta. Anche in nome di un WC per i pellegrini.
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