Edilizia, dati da gelo in Abruzzo e l’assurdo cantiere “più grande d’Europa”
Pescara – I DATI PIU’ ALLARMANTI PROPRIO DALLE ZONE DELLA RICOSTRUZIONE CHE “SI STA FERMANDO” – In Europa e anche in Italia, specie al Nord, stentano a credere che l’Abruzzo del cantiere più grande d’Europa – la ricostruzione delle aree terremotate – la crisi sia mordente, e presenti situazioni assurde come a L’Aquila: si sbriciola il colosso edilizio Edimo e ristagna nella crisi l’unica cementeria esistente, la SACCI, a Cagnano Amiterno, 22 km da L’Aquila. Da dove viene il cemento dei cantieri aperti? Nessun cervellone sa dare risposte soddisfacenti.
Il resto del panorama abruzzese è desolante.
In circa due anni e mezzo in Abruzzo sono stati persi oltre 2.400 posti di lavoro nell’edilizia, 672 mila ore di lavoro e quasi sei milioni e mezzo di massa salari. Soni i dati forniti oggi dalla Cgil Abruzzo che, attraverso il segretario della Fillea Silvio Amicucci, ha lanciato l’allarme e anche un appello alla Regione. I dati sono quelli della Commissione nazionale paritetica delle casse edili, che registra l’andamento del settore edile, almeno per quella parte che e’ legale e non e’ in nero.
“Tutti parlano dell’Abruzzo – ha detto Amicucci – come il cantiere piu’ grande d’Europa, ma da ottobre 2013 a marzo 2015 siamo passati da 12.829 lavoratori a 10.419 mentre le ore lavorate sono passate da un milione 744 mila a un milione 71mila che equivalgono a una riduzione da 17 milioni 108mila euro di massa salari a 10 milioni 654, cioe’ sei milioni e mezzo in meno, il che incide anche sul Pil. Per le imprese, invece, si e’ passati da 2.784 a 1996 (-788)”. Alla luce di questi dati la Cgil ha avanzato delle richieste al presidente della Regione Luciano D’Alfonso, invitandolo a “passare dalle dichiarazione ai fatti”.
“Si deve semplificare il sistema, ha proseguito, non per eludere i controlli ma per cantierizzare. La ricostruzione a L’Aquila e nell’area extra-cratere si sta fermando. Va riattivata e si deve dare rapidamente un impulso su questo fronte. Abbiamo quasi un miliardo di opere pubbliche da trasformare in cantieri, velocemente, e anche i privati hanno bisogno che la Regione si doti di politiche ben precise. La stazione unica appaltante va fatta – ha concluso il segretario della Fillea – e si deve mettere un freno al lavoro nero e alla illegalita’. La Regione lo deve fare, si deve ripartire”.
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