Isolatori sismici? A Firenze c’erano da secoli…
L’Aquila – (di G.Col.) - (Foto: un edificio squarciato dall’esplosione di Firenze, un dispersore sismico moderno e disegni di dispersori) – a Roberto Giacobbo non smette mai di attirare la curiosità e la voglia di sapere cose insolite e poco esplorate, con la sua originale trasmissione televisiva su Rai2 Voyager. In una recente puntata dedicata a Firenze (persino in quella città ci sono tante cose da scoprire…), Giacobbo ha rivelato che in materia di edificazione antisismica se ne sapevano tante già cinque secoli fa.
Senza saperlo, Giacobbo ha scoperto anche che i dispersori sismici adoperati a L’Aquila dopo il 2009, e presenti in tanti edifici ormai ricostruiti, c’erano già ai tempi dell’artista e architetto Vasari. A Firenze, naturalmente.
Nel 1993 una potente carica esplosiva causò vittime e danni ingenti nel cuore della città del giglio, via dei Georgofli. . Un episodio di terrorismo tra i più truci e drammatici, in un momento oscuro della storia italiana. La bomba causò crolli e dissestò diversi edifici nei dintorni degli Uffizi, che sottoposti a restauri, rivelarono dettagli sorprendenti. In uno dei palazzi sconquassati dall’esplosione, si scoprì che le pesanti travi di legno del soffitto erano semplicemente appoggiate sui muri perimetrali del palazzo. Non fissati nel muro, ma appoggiati e solidi grazie al loro peso enorme. Tra le travi e la sommità del muro, furono trovati “nocci oppure ossi di olive“, così li chiamarono. Migliaia di sferette o minuscoli ovuli che servivano – in caso di scosse sismiche, perché le bombe terroristiche certo non erano prevedibili nel XVI secolo a Firenze – a consentire uno scorrimento della trave sul muro.
Naturale semplificare il concetto: sono dissuasori o dispersori di energia sismica, perché quella fiorentina è storicamente area sismica. La scossa dal suolo trasmette energia e movimento alle mura dell’edificio, sulle quali le travi possono scorrere disperdendo (e attenuando) l’effetto delle onde sismiche.
Cosa c’è di diverso dai dispersori usati a L’Aquila, ovvero piastre contrapposte collegate tramite sfere d’acciaio prigioniere, che fanno scorrere la piastra superiore sul piatto concavo della piastra inferiore. Quest’ultima è fissata sulla sommità dei pilastri di sostegno, soprattutto nelle palazzine del progetto CASE, mentre quella superiore è fissata all’edificio deposto sulle piastre scorrevoli.
Il metodo, spacciato come una geniale trovata moderna, in realtà ha secoli, e le prove sono a Firenze. Dove, a quanto pare, ha anche funzionato bene fino ad oggi. Sopportando anche le bombe di via dei Georgofili.
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