CRESA: 2014, ridotta forza lavoro
Chieti – L’ABRUZZO MARCIA COME IL GAMBERO, ALL’INDIETRO… – Nel 2014 in Abruzzo le forze lavoro (544 mila) si sono ridotte – riferisce l’AGI – dello 0,6% rispetto al 2013, in controtendenza rispetto all’andamento nazionale (+1%). La dinamica delle forze lavoro e’ scaturita da andamenti contrastanti delle sue componenti: gli occupati si sono ridotti di circa 10 mila unita’ rispetto al 2013, raggiungendo le 476 mila unita’ (22 mila in meno rispetto al 2007); le persone in cerca di occupazione, passate da 62 mila a 68 mila, sono invece cresciute ad un tasso doppio (11%) di quello del resto del paese (5,5%).
E’ da sottolineare che in tutte le aree del paese le persone in cerca di occupazione sono piu’ che raddoppiate dal 2007 ad oggi. I dati sono contenuti nel ‘Dossier Abruzzo’ illustrato stamane a Chieti dai ricercatori del Cresa in occasione della tredicesima giornata dell’economia. Il decremento degli occupati si e’ tradotto in una flessione di un punto percentuale del tasso di occupazione collocatosi al 53,9%, quasi dieci punti percentuali in meno delle regioni centro settentrionali. Il tasso di disoccupazione si e’ attestato sul 12,6%, in peggioramento di 1,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente (in Italia dal 9,1% al 9,4%). Sotto il profilo settoriale, la perdita dei posti di lavoro si e’ concentrata nel settore delle costruzioni e nella componente del terziario genericamente denominata “altri servizi” (oltre 22 mila occupati in meno complessivamente). Questi andamenti sono stati in parte compensati dai buoni risultati ottenuti in agricoltura e nelle attivita’ commerciali (circa 6 mila addetti in piu’ rispettivamente). Il numero degli occupati nell’industria in senso stretto e’ rimasto sostanzialmente stazionario.
Il sistema delle imprese abruzzesi ha fatto rilevare – scrive sempre l’AGI – nel 2014 una diminuzione delle imprese registrate (-0,6%) peggiore del valore italiano (-0,3%) ma in recupero rispetto all’anno precedente. Essa e’ accompagnata da un calo delle nuove iscrizioni (-5,2%) peggiore di quello nazionale (-3,2%) e da una flessione delle cancellazioni (-11,6%) piu’ consistente di quella italiana (-8,5%). Questi andamenti hanno prodotto un tasso di sviluppo dello 0,2%, inferiore a quello italiano (0,5%) ma in aumento rispetto al 2013. E’ uno degli altri aspetti che emerge dal ‘Dossier Abruzzo’ illustrato a Chieti dai ricercatori del Cresa in occasione della tredicesima giornata dell’economia. E’ proseguito il processo di rafforzamento del sistema imprenditoriale regionale con incremento delle forme giuridiche piu’ strutturate (societa’ di capitali: +4,0%) e diminuzione di quelle piu’ elementari (societa’ di persone: -2,4% e ditte individuali: -1,4%). Il calo delle imprese registrate ha riguardato, in particolare, l’agricoltura (-2,1%), le costruzioni (-2,6%) e le attivita’ manifatturiere (-1,1%), non compensate dall’aumento dei servizi non commerciali (+1,4%) mentre il commercio non ha fatto registrare variazioni di rilievo. Le imprese artigiane registrate nella regione sono diminuite del 3,2% (in Italia -1,8%), con un calo di nuove iscrizioni (-7,8%) peggiore di quello nazionale (-4,7%). La flessione peggiore ha riguardato le costruzioni (-5,3%), le attivita’ manifatturiere (-2,9%) e i servizi non commerciali (-1,3%). Per quanto riguarda l’export regionale esso registra nel 2014 una variazione annua del +2,9% (Italia: +2,0%) con andamenti assai diversi nelle 4 province: a far segnare pesanti contrazioni su base annua sono Pescara (-20,7%) e L’Aquila (-10,6%), che rappresentano rispettivamente il 7,3% e il 6,1% delle vendite estere regionali; al contrario, mostrano andamenti crescenti Chieti (+7,6%) e Teramo (+3,4%), il cui export costituisce il 69,1% e il 17,5% del totale abruzzese. L’Abruzzo ha mostrato una propensione superiore alla media nazionale ad esportare nei Paesi UE (74,5% contro 54,6%) e una minor quota di vendite nel resto del mondo, in particolar modo nel continente asiatico (5,9% contro 14,8%). Sono cresciute le esportazioni dei principali settori di specializzazione regionali, in particolare: mezzi di trasporto (+8,1%), prodotti farmaceutici (+18,1%), gomma e plastica (+2,7%), mentre si sono ridotte in maniera significativa quelle dei comparti tradizionali del tessile-abbigliamento (-17%).
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