Il solstizio, millenario orologio degli Egizi per la prima misura del tempo


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – (Immagini: Orione e Sirio, e un disegno artistico del solstizio estivo) – Solstizio, ci siamo. Il 21 giugno alle 16 e 40 circa sarà il solstizio dell’estate del 2015. L’inizio della stagione per noi boreali calda, con un giorno in cui notte e luce hanno la medesima durata. Da quel momento, la luce comincerà a diminuire ogni giorno durante l’estate e l’autunno, e il 21 dicembre sarà il giorno più corto dell’anno.
Il solstizio, del quale oggi quasi non si accorge nessuno (e pochissimi sanno persino di cosa si parli citandolo) è il fenomeno che almeno in Occidente segna l’inizio della percezione del tempo, precisamente dell’anno di 365 giorni. Cerchiamo di soffermarci un po’ sul suo significato, senza banalizzarlo con le solite nozioncine copiate da Internet.

Molte migliaia di anni fa (almeno 4.500 oppure 5.000, o forse molti di più) i primi abitatori dell’antichissimo Egitto appresero che tutto, per loro, dipendeva dalle piene del fiume Nilo: vita e sopravvivenza. Le piene rendevano il suolo fertile. Le inondazioni del Nilo, padre dell’Egitto, segnarono per millenni successivi lo sviluppo e l’identità della stessa civiltà egizia. Che a parere di molti è la madre delle civiltà.
Le piene del Nilo avvenivano nel solstizio d’estate (21 giugno). E tornavano al successivo solstizio d’estate. I sapienti (e davvero lo erano…) cominciarono a “contare” e a costruire il tempo, misurando un anno tra un solstizio e il successivo. Nel loro cielo, in corrispondenza con il solstizio spuntava una stella splendente, la più splendente , di luce bianco-azzurrina: Sirio. La sua era una levata eliaca, prima dell’alba e del Sole.
Resta un mistero non chiarito come potessero gli antichi astronomi sapere che Sirio era una stella doppia, visto che noi ce ne siamo accorti – grazie ai telescopi – sono nel tardo Ottocento. Una conoscenza inspiegabile forse trasmessa anche ad altri popoli, tra i cui i primitivi Dogon del Mali. Ma questo è un altro discorso…
Ovvio collegare il solstizio con Sirio, la stella destinata alla dea madre Iside, sposa e sorella di Osiride, salito in cielo nella costellazione di Orione. Sirio-Iside e Osiride-Orione sono il cuore dell’area celeste divina degli egizi, il Duat, riprodotto con le piramidi sulla terra: le tre di Giza sono l’esatta immagine della cintura di Orione. Tra loro, la più grande e famosa (benché ancora misteriosa), la piramide di Cheope. A breve distanza i resti della piramide di Unas, in cui furono scoperti i testi geroglifici (noti come Testi delle Piramidi) dai quali si ebbero conferme della rispondenza terra-cielo. L’Egitto come una mappa terrestre del cielo tra Sirio, Orione e le stelle Iadi, e il grande corso del sacro Nilo come la Via Lattea in cielo.
I più recenti studi astronomici e archeologici confermano la “destinazione” stellare degli dei egizi, ritenuti in precedenza solari. E dunque la decisiva importanza dell’osservazione celeste nella loro civiltà.
Forse, accennate queste cose, il solstizio che stiamo per vivere ci sembrerà meno consueto e banale. Un spunto per distrarci un po’ dal grigiore del quotidiano in cui viviamo. O vegetiamo.


17 Giugno 2015

Categoria : Scienze
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