Sciame sismico Marche, tipico in Appennino


L’Aquila – L’agenzia AGI ha interpellato sullo sciame sismico in atto tra Ascoli e Macerata, dopo diverse scosse nei giorni scorsi, un ricercatore sismologo. La sequenza che sta interessando le province di Ascoli Piceno e Macerata, con riflessi anche nelle province dell’Umbria e dell’Abruzzo, dove il sisma è stato nettamente avvertito, specie nel pomeriggio di oggi, è ” tipica della catena appenninica centrale”. Il meccanismo del terremoto “e’ una replica di fenomeni gia’ visti in un passato recente”. Lo dice Luca Malagnini, dirigente di ricerca dell’Ingv, Istituto di geofisica e vulcanologia, funzionario di turno oggi nella Sala sismica dell’istituto. Un’area, quella interessata, di cui pero’ non si sa molto come storia sismica, mentre molto si sa come evoluzione geologica. Ad ogni modo – sottolinea il ricercatore all’AGI – storicamente non ci sono scosse di magnitudo superiore a 6 in quest’area, cosa invece ben diversa lungo l’asse appenninico. In quest’area l’ultimo terremoto forte registrato risale al 1873, quindici chilometri a ovest della zona interessata oggi, con una magnitudo inferiore che non arrivo’ a 6″. Detto questo, “va pero’ rilevato – sottolinea il ricercatore dell’Ingv – che l’area e’ indicata come ‘zona 2′ nella classificazione”, in una scala che va da 1 a 4, con la prima che rappresenta la piu’ pericolosa dal punto di vista sismico. “Non tocca pero’ a noi – precisa Malagnini – parlare di sicurezza o meno, e’ compito di altri. Non tocca all’Ingv la valutazione di protezione civile o di dire se e’ a rischio la tutela della popolazione. Noi ci dobbiamo limitare alla parte scientifica, a registrare quello che accade. E oggi diciamo che la sequenza delle scosse e’ tipica di quell’area”, un’area ben classificata.
(Immagine tratta dal bollettino dei terremoti dell’INGV, oggi pomeriggio)


12 Gennaio 2010

Categoria : Scienze
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