La Città della Scienza e la ricostruzione
L’Aquila – (di Umberto Villante, Professore Universitario – Direttore dell’International School of Space Science) – Un anno fa, più o meno di questi tempi, il Lions Club di L’Aquila organizzò, assai meritoriamente, un convegno sul tema “La Scienza come Risorsa del Territorio”, con lo scopo di mettere a fuoco le tante idee che di tanto in tanto venivano proposte in questo ambito ed, eventualmente, per provare a dare loro una prima concretezza, operativa e di percorso. Partecipai a quel Convegno con la relazione di apertura dal titolo “Ragionando su una Città della Scienza”; parteciparono con me autorevoli relatori, quali il Sindaco Cialente, il Rettore Di Orio, il Direttore dei Laboratori del Gran Sasso, Coccia, il Presidente dell’Unione Industriali, Galbiati.
Basandomi sulla mia lunga esperienza di Direttore dell’International School of Space Science, oltre che su quella maturata nei vari ambiti in cui sono stato chiamato ad operare, nella mia relazione provai ad evidenziare, con forza, la constatazione che diverse condizioni favorevoli, non presenti altrove, potevano alimentare la prospettiva di rendere progressivamente il nostro territorio una “Città della Scienza” (dove nel termine “Scienza” si intendeva ovviamente comprendere tutti i rami della Cultura): la presenza centrale di un’Università con punte di elevata qualificazione e prestigio, quella dei Laboratori del Gran Sasso, la singolare concentrazione di altre istituzioni scientifiche e culturali di spessore, le tante iniziative di qualità intraprese da colleghi, un contesto industriale rilevante in questa ottica, gli straordinari siti archeologici e storici, le numerose istituzioni di prestigio in discipline artistiche, culturali e dell’immagine, un Parco Nazionale; ma anche, la centralità in Italia, la vicinanza con Roma, i suoi aeroporti, le sue università e strutture scientifiche, etc. Ebbi quindi l’opportunità di proporre, in questa prospettiva, qualche riflessione su possibili ulteriori iniziative, tutte basate su mie esperienze personali, quali, ad esempio, una Scuola Internazionale a carattere Multidisciplinare, principalmente legata operativamente all’Università ed alle sue competenze, da articolare nei settori di maggiore interesse, caratterizzazione e potenzialità per il territorio, Summer Institutes nelle varie discipline, Centri di Studio, etc. Ed al fianco dell’importantissima, ma assai impegnativa, prospettiva di proporre l’Aquila come Città Congressuale, si svilupparono considerazioni in merito alla possibile definizione ed articolazione di Itinerari di Turismo Scientifico-Culturale, all’organizzazione di Mostre di grande interesse e richiamo, di ricorrenti Eventi di carattere internazionale che potessero coniugare, ad esempio, le notevoli competenze scientifiche e culturali con il messaggio Celestiniano, eventualmente candidando la Città a punto di incontro/confronto tra Scienza e Religioni. Naturalmente si trattava solo di esempi, proposti principalmente per riflettere comunemente sulle potenzialità e peculiarità del territorio in questa prospettiva. E su questi temi si aprì un’interessante discussione con considerazioni e prospettive arricchite e sviluppate sia dagli altri relatori (con ulteriori idee, proposte, ma anche con riflessioni su elementi di criticità), sia dagli autorevoli rappresentanti delle mondo industriale, politico e finanziario intervenuti nel dibattito.
E’ chiaro che oggi, dopo che il terremoto ha devastato la nostra Città, la rilettura dei temi di quel convegno (ma anche di queste note) fa certamente apparire queste prospettive come frutto di un esercizio accademico, distante anni luce da una realtà fatta di necessità e priorità essenziali, di faticoso riavvio delle nostre vite, di struggente desiderio di ritrovare una Città che non c’è più. E’ tuttavia in atto da parte di alcuni un lodevole tentativo di dibattito che guarda alle prospettive di ripresa e di ricostruzione; che si interroga su come ripartire; su come ritrovare i legami con la nostra Storia e la nostra Cultura, coniugando ripresa e sviluppo con il recupero ed il consolidamento della nostra identità; su come operare per non rischiare di ritrovarci un giorno ad aver tradito noi stessi. Ed è mia opinione, che in questo dibattito, in tempi e luoghi opportuni, anche i temi e gli scenari relativi alla “Città della Scienza” vadano ripresi, riesaminati e, se convincenti e basati su reali competenze di livello, inseriti in maniera organica nel disegno della nuova Città, nella sua caratterizzazione, nelle sue “vocazioni”, nei suoi spazi, nei suoi luoghi di incontro, nella sua progettazione, articolazione ed organizzazione. Come si diceva, i temi qui ricordati vennero e sono proposti solo a titolo di esempio; molti altri, anche di maggiore apertura, spessore ed interesse, potrebbero essere infatti sviluppati con competenza e concretezza, con il concorso di piu’ voci. Ma, a mio parere, è importante riprenderli nel discorso globale relativo alla ricostruzione della nostra Città; soprattutto considerando che tutte le condizioni a contorno sono ancora lì; che le strutture ferite stanno ripartendo con forza; che la centralità dell’Università (e delle competenze in essa presenti) è universalmente considerata volano della ripresa; che nuove prospettive, importanti in questa ottica, si stanno aprendo proprio in conseguenza del terremoto (si pensi, ad esempio, al Centro ENI, alle iniziative che stanno sorgendo sulla base di competenze specifiche, all’importante iniziativa di candidare L’Aquila a Capitale Europea della Cultura, 2019, ai contenuti articolati nel documento dell’OCSE che lega intimamente la ripresa dell’Aquila all’eccellenza scientifica e culturale, etc.); che da parte di alcuni Enti Nazionali potrebbe registrarsi una particolare attenzione per iniziative in settori specifici da articolare in loco; che potrebbero svilupparsi, come avvenuto in passato in altri luoghi, iniziative anche di carattere legislativo atte a favorire la caratterizzazione del nostro territorio in questa direzione; che c’è l’urgente ed inderogabile necessità di non disperdere le intelligenze dei nostri figli migliori, principale risorsa per una possibile, ma assai difficile, rinascita.
Per quanto mi riguarda, confortato dal sostegno di scienziati di molti Paesi, sto fattivamente operando per la concreta, ma assai problematica, ripresa a L’Aquila dell’International School of Space Science; e sono consapevole che altri colleghi stanno analogamente impegnandosi nei settori di loro competenza. Parteciperò, inoltre, volentieri ad ogni tavolo per portare a servizio della mia Città, qualora ritenuto utile, il contributo di una ormai lunga esperienza scientifica ed organizzativa.
(Nelle foto: Il prof. Umberto Villante e il laboratorio del Gran Sasso)
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