“Molte famiglie fuori anche da case agibili”
Roseto – Pio Rapagnà, coordinatore del Movimento Inquilini e Assegnatari Mia Casa d’Abruzzo, scrive: “Dopo 9 mesi dal terremoto molte famiglie di Inquilini e Assegnatari ATER e dei Comuni del cratere non sono state messe in condizione di rientare “nemmeno” negli alloggi classificati A, cioè agibili, mentre in quelli classificati B e C non sono ancora iniziati i primi lavori di pronto intervento e di ripristino delle condizioni di sicurezza antisismica. Quasi tutte le famiglie assegnatarie di alloggi pubblici classificati E ed F, in assenza di un apposito piano di recupero con adeguamento sismico e ricostruzione, si trovano davanti a tempi lunghissimi per la cosiddetta “ricostruzione pesante”. Allo stato attuale, la situazione complessiva delle “agibilità” e delle “inagibilità” di tutta la Edilizia Residenziale Pubblica dell’Aquila e dei Comuni del cratere colpiti dal terremoto è “ancora” la seguente:
il 54,4 % con esito A – 2.176 alloggi sono stati dichiarati agibili;
il 15,6% con esito B – 624 alloggi dichiarati temporaneamente inagibili, ma resi agibili con provvedimento di pronto interevento;
il 3,9% con esito C – 156 alloggi dichiarati parzialmente inagibili;
l’1,3% con esito D – 52 alloggi dichiarati temporaneamente inagibili da rivedere con approfondimento;
21,3% con esito E – 852 alloggi dichiarati totalmente inagibili;
il 3,5% con esito F – 140 alloggi dichiarati inagibili per rischio esterno.
PRATICAMENTE quasi 2.000 famiglie di alloggi classificati A – agibili e altre 800 famiglie di alloggi classificati B e C avrebbero già potuto rientrare nelle loro abitazioni ma non lo hanno potuto fare perchè la Protezione Civile, il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche e il Commissario delegato, nella loro qualità di “soggetti attuatori”, non hanno provveduto ad attuare un “piano di interventi urgenti per il loro rispristino” , che era nelle loro rispettive competenze
In modo particolare bisognava “intervenire” immediatamente sulla abitazioni classificate A per le quali, pur se dichiarate “agibili”, in applicazione della nuova normativa sismica italiana e della Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, è necessario che siano “consolidate e adeguate” sul piano antisismico attraverso un “miglioramento controllato” della loro vulnerabilità.
In ogni caso la Regione Abruzzo, proprio alla luce della nuova e vigente normativa antisismica, e anche indipendentemente dagli interventi post-terremoto finanziati dalla Protezione Civile attraverso il “Decreto-Legge Abruzzo”, avrebbe “dovuto e potuto” mettere in campo un programma per l’adeguamento sismico degli alloggi pubblici dichiarati “agibili” (“A”), attuato con urgenza attraverso risorse proprie, i fondi residui della ex-GESCAL, dei contratti di quartiere e del Piano Casa, rispettivamente assegnati e trasferiti alla Regione stessa, ma non utilizzati a dovere. Purtroppo, la situazione non è chiara sotto diversi punti di vista ed i tempi per il ritorno a casa si allungano “anche” per quelle abitazioni che invece avrebbero potuto e dovuto essere “il fiore all’occhiello” della Regione, dei Comuni e dell’ATER che, nella loro qualità di “proprietari e amministratori pubblici”, a nome e per conto dei Cittadini abruzzesi, avrebbero dovuto e potuto “essere di esempio”, nel merito, per tutti gli altri soggetti ed enti pubblici e privati”.
(Nella foto: Una palazzina molto danneggiata. Un inquilino ci scrive: “Come possiamo lavorare, se di fatto ce lo impediscono?”)
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