Il caso De Luca, metafora della Politica italiana Spa


Il caso De Luca in Campania. Quello della lista degli impresentabili della Bindi e sostenuto da Renzi. Alcune considerazioni. Il voto in democrazia è come il mercato. Puoi avere il prodotto migliore del mondo ma se poi non lo vendi è tutto inutile e così ragiona chi deve avere le maggioranze per governare e quindi Renzi. Ovviamente tutto dipende dalla qualità media di chi deve votare che non vuole il meglio ma vuole ciò che appare il meglio o che è utile a conservare una situazione di comodo.

Non serviva andare a vedere se e come De Luca fosse finito nelle liste degli impresentabili. Se ci fosse stato un partito di qualità e non di mercato di massa De Luca innocente, ligio e onorevole che volete non andava presentato perché dopo 20 anni di politica non si è in grado di fare politica per il Paese ma solo per una parte di questo. Inutili i riferimenti ai 18 anni dell’ipotetico reato ed alla rinuncia alla prescrizione. Inutili i riferimenti al contesto e quindi alla relatività del reato. La legge è uguale per tutti altrimenti ci sono cittadini con privilegi e altri senza a seconda del contesto ed allora conviene non rispettare le regole per avere benefici.

In USA, ma anche altrove, a parte la non presentabilità di chi ruba una matita, al secondo mandato i presidenti sanno di non poter essere rieletti e quindi fanno di tutto per fare qualcosa di utile al Paese anche se non ai propri partiti o ai propri comitati elettorali. E’ la consapevolezza dell’eccezionalità di un mandato politico e del limite dell’uomo che è in ogni caso sostituibile da tutti i ruoli. In Italia invece De Luca (che è metafora del sistema politico italiano), già a lavoro nella pubblica amministrazione almeno da 18 anni, si ripresenta con il suo bel elenco di cose buone fatte e dopo la sua battaglia elettorale, appena rieletto, comunica che querelerà chi ha messo in dubbio la sua onorabilità.

Tutto inutile. L’Italia della carriera politica, dove si lavora portando i voti, e non con i concorsi pubblici o con idee imprenditoriali libere, è un fallimento culturale figlio degli anni ’80 ma anche ’90 quando, dopo tangentopoli, si sono cambiati i volti ma non la cultura e quindi i comportamenti e ora siamo al punto di partenza dove una famiglia non può che consigliare ai propri figli di frequentare le finte segreterie dei partiti e mettersi in fila per un posto nella pubblica amministrazione, da precario o a tempo indeterminato non importa, e di farsi furbo.

Prima o poi la fila finirà perché un posto a tempo determinato, nello Stato o in un ente parastatale che poi diventa in house, non è giusto che rimanga tale per sempre. Diversamente meglio emigrare. Questa l’Italy a cui piace vedere i film USA o dell’Europa civile ma che gira che ti rigira presenta volti nuovi capaci solo di fare karaoke e di replicare le cattive abitudini essendo non capaci di recitare una storia nuova che emoziona. E nessuno può tirarsi fuori. Io per primo.



01 Giugno 2015

Pier Paolo Visione  -  Dottore Commercialista e Revisore legale in L’Aquila

Categoria : Editoriale
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