Pescaresizzare l’Abruzzo non è accettabile
Non avevamo certo dimenticato che in Abruzzo, regione di boschi, foreste, parchi, riserve e aree protette (naturalmente verdi), la Forestale ha gli elicotteri a Pescara… Nessuno saprebbe trovare una logica e una convenienza in una simile dislocazione di mezzi, visto che servono a domare incendi boschivi.
Ora possiamo allungare gli appunti a futura memoria, aggiungendo che la Regione ha centralizzato tutti gli uffici dell’agricoltura portandoli in blocco a Pescara, e togliendoli dall’area più agricola non solo dell’Abruzzo, ma del Centro Italia: la Marsica. E’ una di quelle decisioni che vengono adottate nel chiuso degli uffici regionali (che presto saranno centralizzati in un’immensa area del valore di milioni, a Pescara), ed esplodono a cose fatte. Due comunicati, un po’ di sdegno, dichiarazioni di fuoco, e poi tutto passa in cavalleria. Cosa fatta capo ha, tanto alla fine si sa chi comanda davvero. E cosa vuole chi comanda davvero.
Pescaresizzare l’Abruzzo era un antico intento della politica dal dopoguerra in avanti. Chi comanda oggi porta a termine l’azione, centra gli obiettivi. Tra parole dolci e ipocrite manfrine, il traguardo rimane quello che voleva decenni fa l’on. Spataro. Potenti politici aquilani, che oggi non esistono neppure in copia e incolla, frenarono e riuscirono a impedire alcune cose. Non la strategia, che nel suo insieme rimane non accettabile. Così non si fa del bene all’Abruzzo, non si cresce insieme, ma si svuotano tutti i bicchieri per colmare la brocca. Si spoglia e si devasta, col sorriso sulle labbra. Chi verrà domani avrà una cattedrale attorniata dal deserto, un reame senza sudditi, una piramide di Cheope tra le rovine di tutto il resto. E volti di faraoni scolpiti di profilo sulle pietre dirute. Occhi e sguardi puntati sul nulla.
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