Peppe, il tennista che sorrideva
A L’Aquila gli ambienti tennistici stanno giustamente ricordando Peppe Verna, uno dei protagonisti di questo sport in città quando praticarlo era una sorta si ostentazione snobistica. I ragazzini pop giocavano al pallone in strada, i ragazzini vip al tennis. Peppe non era un ragazzo vip, ma un simpatico che sapeva sempre sorridere, prima di tutto di se stesso.
Chi scrive imparò a conoscerlo non sul campo da tennis, ma nel circolo universitario. Erano davvero altri tempi, profondamente differenti, pieni di difetti ma anche di umanità . Fare amicizia era, come dire, più normale e anche semplice.
Peppe era iscritto all’Università Roma e nella capitale si andava per frequentare qualche settimana, o per dare gli esami dopo estenuanti code e attese nella disumana smisurata Sapienza. Orribile già da allora…
A sera, prima di ripartire in auto per farsi 4 ore di Salaria, quando andava bene ci si imbarcava sul consunto Maggiolino di un collega (poi divenuto avvocato) e sulla Salaria, alle porte di Roma, si andavano a spendere gli ultimi soldini con le ragazze (spesso bellissime) che adescavano presso la Squibb. Chi bazzicava Roma le conosceva bene. Splendide, poco costose, sovente disinibite. Era quasi più divertente starle a sentire che appartarsi con loro.
Erano risate per tutto il viaggio di ritorno, quando il Maggiolino non si fermava sulla neve e sul ghiaccio dopo Antrodoco. Un ricordo, un sorriso, una vita spensierata nonostante tutto. Il giorno dopo Peppe tornava tennista e sorridente. Ricordiamolo così, forse siamo i soli a poterlo fare. Ciao Peppe, non ci sarà un’altra scorribanda. O una partita a tennis. E neppure le risate argentine di quelle ragazze sboccacciate e perdute.
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