Inchiesta crolli: ora i condomini privati


L’Aquila – Come avevamo anticipato una settimana fa, ora l’attenzione della Procura dell’Aquila si focalizza sui crolli degli edifici privati, dei condomini nell’area tra via Venti Settembre e la Villa Comunale. Una zona colpita fortemente, con un numero elevato di vittime. 27 in un solo palazzo lungo via Campo di Fossa, letteralmente scomparso durante la scossa. In un altro lungo via D’Annunzio, diverse vittime, tra le quali dei giovani che erano a L’Aquila per studiare. Per vivere, come avevano fatto fino al 6 aprile, da studenti e da goliardi, perchè così deve essere: ma a L’Aquila la goliardia è finita anche nei sudari. Una tragedia che non può non avere delle spiegazioni. Le cerca la Procura, grazie al lavoro certosino dei magistrati Rossini e Picuti e dei loro investigatori, dei loro periti. Una prima fase dell’inchiesta ha riguardato edifici pubblici, come casa dello studente, convitto nazionale, ospedale e così via. Gli avvisi di reato hanno raggiunto i loro destinatari. I periti hanno parlato chiaro: incuria, negligenza, irregolarità, addirittura pilastri mancanti. C’è chi si difende, chi tenta di tirarsi fuori, chi disperatamente sostiene di aver fatto il proprio dovere nell’ambito di competenze tortuose, non chiare. Ma gli edifici hanno provocato morti e con i morti non si cercano vie di fuga. Si arriva, si deve arrivare, a responsabilità, a colpe e forse anche al dolo.
Per gli edifici privati, la risposta che si chiede è: perchè uno è crollato a quello a fianco no. Perchè uno si è sbriciolato e quello accanto è rimasto in piedi.

C’erano difetti, segni manifesti di instabikìlità, lesioni, crepe? Erano palazzi ben fatti oppure no?
In via Campo di Fossa il lungo elenco di vittime, davvero straziante, sembra aleggiare su dicerie, racconti oscuri, riferimenti al passato, voci di caverne e cavità, brandelli di storie che nessuno ha mai raccontato. La zona era ritenuta inidonea all’edificazione nel passato? Vi furono scaricate macerie e rovine di altri terremoti aquilani? Forse anche resti umani in fosse comuni? Finora, risulta solo – ma la Procura deve verificare – che sotto il palazzo crollato c’era un vuoto. Naturale o di fattura umana, non si sa, solo voci, spesso non disinteressate. Si può costruire comunque su un vuoto, naturale o non naturale che sia? Altri vuoti colmati apparirebbero in foto d’epoca, durante le edificazioni lungo via Venti Settembre. Ne siamo in possesso anche noi e le abbiamo più volte pubblicate. Significano qualcosa? Nell’inchiesta sui condomini privati si cercano responsabilità tecniche e di gestione. Che L’Aquila fosse una città quasi totalmente a rischio, nel centro storico, ormai lo sanno tutti, e lo sapevano in tanti da sempre. Il 6 aprile è crollata, per primi sono crollati gli edifici che secondo documenti e studi scientifici erano ad alto rischio. Ma i crolli altrove vanno spiegati. Oppure dovremo credere che qui tutto sta in piedi per miracolo, e che è un puro caso che il crollo generale non sia avvenuto prima. Il 6 aprile avrebbe potuto essere del 2000, del 1990, del 1980 e così via indietro nel tempo. Un incubo mai preso in considerazione. puntualmente divenuto realtà, dopo cinque mesi di scosse che erano premonitrici (come quasi sempre avviene) e che non si vollero considerare tali.
(Nella foto Col a colori uno scorcio di via Campo di FossaBianconero di Di Stefano: immagine d’epoca del sottosuolo di via Venti Settembre da piazzale Paoli. Si indovinano vuoti colmati)


10 Gennaio 2010

Categoria : Cronaca
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