Il fango ha reso “viscido” il pallone…


L’Aquila – UN VECCHIO AMANTE DEL CALCIO ED EX TIFOSO – Scrive Franco Taccia: “Sulla montagna di fango che continuando a cadere sul “calcio” ha colpito anche L’Aquila ci sarebbe poco da aggiungere, anche per non fare compagnia ai tanti che solo per farsi notare pensano sia obbligatorio fare il rituale comunicato stampa, così, tanto per non mancare all’appello.

Io invece voglio parlare solo da vecchio amante del calcio e da “ex” tifoso. Ex, dicevo, perchè non ho mai condiviso certe scelte, ex perchè ritengo che al di la delle frasi scontate della serie “siamo innocentisti, non giudichiamo nessuno (che poi è un modo come un altro per dire che non giudicando nessuno comunque si “giudicano” gli inquirenti i quali dovrebbero avere una fantasia superiore a quella di Salgari e Verne messi insieme), o speriamo si risolva tutto per il meglio (mancano soltanto “baci e abbracci” alla fine), aspettiamo il corso della giustizia ecc. ecc. resta la certezza che una società di calcio, anzi qualsiasi persona, quando ha dei collaboratori possa anche trovarsi a dover fare, pur dolorose che possano sembrare, delle scelte drastiche.

Ci sono motivi di opportunità, di buon senso, di buon gusto se vogliamo per i quali una società calcistica dovrebbe sempre rendersi inattaccabile da qualsiasi punto di vista.
Temo che a L’Aquila non sia successo se è vero come è vero che anche altri nomi, fra i tanti coinvolti, corrispondono a persone che in un passato piuttosto recente sono state accostate a vario titolo alla società rossobleu. Non è che ci si doveva pensare prima ed evitarre che accadesse ?

Adesso c’è chi auspica l’intervento di qualcuno “perchè si faccia piazza pulita”.
Strano, perchè questa frase, “fare piazza pulita”, l’ho già letta e sentita spesso in passato ma anche recentemente e sempre alludendo ai calciatori.
Chissà se leggendo le cronache a qualcuno balzerà agli occhi che invece i calciatori, di questa catena sono soltanto l’anello più debole, necessario ma non quello che regge tutto il marchingegno e allora, forse, sarebbe stato bene farla “sta” piazza pulita, da tempo però e cambiando il bersaglio. .

Resta l’amarezza di chi dopo aver provato a correre dietro a quella sfera di cuoio, che adesso neanche somiglia più ad un pallone vero ma ad una sorta di trappola che ogni tanto subisce interventi per renderla più soggetta al colpo di vento, al sole, alla pioggia, mentre prima si muoveva solo in funzione di come era stata colpita, per vederlo fare da altri ma cominciando a prenderne le distanze..
E come me a L’Aquila e dovunque temo ce ne siano tantissimi. Perchè un conto è amare il calcio, i colori sociali, la maglia, e un altro fare la figura del pecorone.

Non è importante vincere, anche se è decisamente più divertente, magari non vincere mai il campionato, ma è fondamentale essere rispettati e ammirati dovunque, ricordando però che l’ammirazione sono gli altri a doverla manifestare e non chi pensa di esserne oggetto a vantarla.


19 Maggio 2015

Categoria : Dai Lettori
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