Commemorare o no Craxi?
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Dopo Di Pietro, il 31 dicembre, anche il niet di Pannella che afferma, sulla commemorazione di Bettino Craxi a 10 anni dalla scomparsa, “se ne riparli fra due generazioni”. Già da parecchie settimane nelle “camere della politica” si sono formati schieramenti netti pro e contro la commemorazione di Craxi, che, comunque, ci sarà (forse anche con Napoletano e certo con Berlusconi), alla Camera il prossimo 19 gennaio. Intanto il sindaco di Milano Letizia Moratti (tessera del Pdl proprio il giorno del “lancio” a Berlusxconi), propone di intitolare a lui un parco o una via del capoluogo lombardo e a Rimini il Pdl, fra molte polemiche anche interne, rilancia (oggi 8 gennaio) la medesima proposta e mentre Marco Belloccio annuncia un film su di lui, si anima la discussione soprattutto sui blog e sulle testate giornalistiche che, nella più parte dei casi, lo vedono come uno da dimenticare, morto non esule, ma latitante, inseguito dalla giustizia italiana, con dieci anni di carcere comminati da sentenze definitive passate in giudicato (quindi con magistrati e corti diverse). C’è anche più d’uno che afferma che la commemorazione di Craxi torna oggi utilissima a Silvio Berlusconi e ai suoi, che hanno dichiarato il 2010 “l’anno delle riforme” e si apprestano a mettere le mani sulla Costituzione del 1948. Se questa era già vecchia nel 1984 – è il pensiero che viene fatto passare – figurarsi se non lo è un quarto di secolo dopo. E se Craxi non è riuscito nel suo progetto presidenzialista perchè allora c’erano la Dc e il Pci, adesso che questi ostacoli non ci sono più è il momento di passare dalle parole ai fatti. Insomma, secondo costoro, la commemorazione è un’arma in più, nella battaglia politica in corso, per sancire il diritto di Berlusconi a non farsi giudicare e per ribadire l’esigenza di riformare la Costituzione per dare a Berlusconi più poteri. E’ un’arma che viene usata senza freni sui giornali e sulle televisioni, proprio per la sua straordinaria utilità nel presente. Probabilmente questo è anche vero, così com’è vero che molti sono i lati in ombra nella figura di Craxi ((a riduzione di un grande partito a un comitato d’affari, l’illegalità come prassi diffusa a ogni livello, la politica ridotta a strumento di gestione del potere e del denaro, l’incremento del debito pubblico), ma ve sono ne sono anche di molto positivi, come il tentativo di far uscire l’Italia dal dualismo delle grandi chiese Pci-Dc e lo sguardo aperto oltre le divisioni create dal Muro di Berlino, che non possono essere dementicati. Pertanto il giudizio complessivo e storico su Craxi è complesso ed appartiene più agli storici che ai politici e comunque si vedano le cose, è indubbio sia stato uno dei massimi e più insigni statisti italiani di questi ultimi anni. E, soprattutto, schierarsi contro la commemorazione ed i riconoscimenti è un’arma che si ritorce contro coloro che la usano e che alimenta in noi la sensazione sia un aspetto di quel “partito dell’odio”, che ormai ha davvero stancato in Italia. Come ha scritto Massimo Pini nel libro “Craxi. Una vita, un’era politica” nel 2007, Craxi è stato uno degli uomini più influenti nell’Italia degli anni Ottanta: gli anni del rilancio economico, dell’inflazione ai minimi storici e del nuovo protagonismo dell’Italia nel mondo, ma anche dell’aggrovigliarsi delle contraddizioni che porteranno all’inizio degli anni Novanta e alla fine della Prima repubblica, un politico complesso e spesso contraddittorio, la cui vicenda, comunque la si legga o la si utilizzi, si lega strettamente a quella di un’intera Nazione. Negare questo significa essere in mala fede o non voler collocare le cose nella loro luce più reale. E chiunque adduca la volontà strumentale di Berlusconi e dei suoi, per motivare il no alla riabilitazione di Craxi, è costretto a fare una sorta di complesso discorso di Antonio, riconoscendo le scelte innovatrici e coraggiose di Craxi, ma solo per gettargliele addosso e dimenticando, fatto ancora più imperdonabile, che il suo è stato un percorso controcorrente da leader capace di far funzionare la macchina dello Stato, togliendo potere alle lobbies e restituendo capacità e dignità alla Nazione, con una visione da “socialismo liberale”, molto in anticipo su quella, tanto osannata, di Tony Blair.
(Nella foto Bettino Craxi)
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