La catastrofe del turismo viene da lontano
Un tempo c’era la Tiziano che univa Abruzzo e Croazia, sempre piena e gagliarda. Poi sempre meno, fino all’insabbiamento del porto di Pescara. Un tempo c’era un Gran Sasso aquilano, stazione bianca storica, oggi in pezzi. Stanno tentando di salvarla, atto eroico…
Tanti anni fa, le spiagge teramane erano piene di bagnanti anche stranieri. C’erano gli enti turismo, e turismo si faceva. Oggi, divieti di balneazione e bandiere blu che spariscono. A L’Aquila l’ente turismo tenne la più grande esposizione artistica mai vista in Abruzzo, Alternative Attuali: roba da attirare il mondo. D’estate, l’azienda aquilana del turismo allestiva nel solarium della piscina pubblica una stagione di spettacoli con Mina, Gino Paoli, Rita Pavone, Ninì Rosso… Mica noccioline e bande di periferia.
Oggi il turismo è in demolizione, i fiumi portano feci e veleni al mare, i depuratori sono fermi, gli alberghi chiudono e infuriano solo le feste della porchetta, che tolgono i pochi clienti. La catastrofe del turismo è la riprova macroscopica di decenni di inettitudine, svogliatezza, politiche fallimentari, ignoranza crassa, assenza di professionalità e trionfo del clientelismo di chi ha arraffato solo prebende. Hanno distrutto una terra ricca e bella, che ha tutto: ambiente, santi, miracoli, montagne, castelli, musei, laghi, spiagge, basiliche, trabocchi, storia, monumenti, archeologia, folk, gastronomia. Far morire di fame un ricco è un’impresa. Qui ci siamo riusciti. Elogiamoci, siamo davvero capaci di tutto.
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