Piano regolatore porto, nuovo stop
UNA STORIA CHE ORMAI HA DEL CLAUNESCO SE NON FOSSE TRISTEMENTE DRAMMATICA -
Pescara – (di Stefano Leone) – L’infinita e ormai un po’ stancante telenovela del porto di Pescara e delle sue vicissitudini vede un ulteriore capitolo di una storia che, francamente ha del claunesco se non fosse, invece, condita di tristissima drammaticità. In una lunga e dettagliata nota, sul nuovo stop al PRP del porto di Pescara, interviene il capogruppo di Forza Italia in Regione, Lorenzo Sospiri. “Nuovo stop all’iter del Piano Regolatore portuale di Pescara: la giunta Alessandrini, quella del predissesto delle casse comunali, si è infatti ricordata solo lo scorso 24 aprile di affidare un incarico, l’ennesimo, per realizzare un nuovo studio richiestogli dal Consiglio Superiore dei Lavori pubblici a integrazione del lavoro fin qui prodotto, studio propedeutico all’approvazione del Piano. Peccato che la richiesta del Consiglio risalga al 10 dicembre 2014, e il sindaco Alessandrini se ne ricordi solo oggi, dopo aver perso 5 preziosi mesi di tempo, e lo studio non dovrà essere consegnato prima di 60 giorni, ossia due mesi, dunque, se tutto va bene, considerando l’estate, se ne riparlerà al prossimo autunno, quando con le foglie cadranno anche le vuote promesse del Governatore D’Alfonso”. Afferma, appunto, Sospiri con i consiglieri comunali azzurri, che hanno reso nota la determina ratificata solo lo scorso 24 aprile 2015. Nella nota, Sospiri continua affermando che, “un documento, ovviamente, tenuto ben nascosto dal sindaco, mentre il Presidente D’Alfonso continuava a sfornare numeri e date che ormai davano per imminente l’esecutività del Piano regolatore portuale, 18 marzo, poi aprile, road map. Anzi secondo le parole del Governatore, già sabato mattina, od oggi al più tardi, dovevano essere spedite a Roma, al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, tutte le risposte alle osservazioni del Piano, e invece nulla – hanno ribadito il Capogruppo Sospiri e il Gruppo consiliare -. La Giunta Albore Mascia e la Giunta Chiodi hanno lasciato, un anno fa, un prodotto, il Piano regolatore portuale, iniziato con il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti Nino Sospiri, ormai definito: il 7 aprile 2014 il Presidente Chiodi ha rispedito al Comune il faldone con il parere favorevole di Vas. Il Pd, in piena campagna elettorale, ci ha impedito di portare in Consiglio comunale la delibera di approvazione dell’intesa tra Comune e Autorità Marittima per l’approvazione del Piano, atto propedeutico per la sua adozione e approvato poi il 31 luglio 2014. In agosto l’Autorità Marittima ha adottato il Piano e lo ha mandato al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici che, il 10 dicembre 2014, dunque 5 mesi fa, ha chiesto un’integrazione al Comune, ossia ritenendo il carattere datato degli studi a corredo del Progetto di Piano, ha espresso la necessità di far aggiornare l’analisi dei costi-benefici delle opere previste, predisponendo ‘un’indagine di dettaglio delle reali esigenze trasportistiche attuali della Regione Abruzzo e delle regioni limitrofe’, sia come traffico merci che come traffico passeggeri, studio dunque teso a valutare quale sia la reale domanda economica-finanziaria del porto di Pescara, anche per prevedere sviluppi futuri. La richiesta di integrazione è stata trasmessa al Comune di Pescara, competente in materia, ma la giunta Alessandrini ha lasciato dormire e decantare il documento e solo dopo cinque mesi, ossia dopo 135 giorni, un’eternità, si è ricordata di dover rispedire a Roma quell’atto per consentire al Piano regolatore portuale di proseguire il proprio iter. Per 135 giorni ci sono state riunioni roboanti, il presidente D’Alfonso ha continuato a fare annunci sul porto di Pescara, ben sapendo, invece, che senza quello studio parlavamo di aria fritta. Ma non è finita qui: dopo 5 mesi il sindaco di Pescara decide di far partire lo studio, e ovviamente, sindaco di una città in predissesto, ossia sull’orlo del fallimento economico come ha ripetuto sino a stamattina, affida all’esterno l’incarico, all’ingegner Paolo Sammarco, docente di Roma, ex allievo del professor Noli, per la modica cifra di 24mila 107 euro, incluse Iva e spese, di cui 12mila euro coperti dalla Regione Abruzzo, e 12mila dalle casse comunali in default. Ora, considerando che si tratta solo di un aggiornamento di uno studio ovviamente già presente a corredo del Piano e realizzato dal professor Noli, autore del Piano stesso, perché, anzichè ricorrere a un nuovo professionista che, per quanto bravo e preparato, dovrà comunque ristudiare tutte le carte da zero, dilatando inevitabilmente i tempi, non si è chiesto direttamente allo studio del Professor Noli di aggiornare le carte? Probabilmente avremmo risparmiato risorse e tempo. A oggi sappiamo solo che spenderemo altri 24mila euro, in un Comune sull’orlo del baratro, a detta del sindaco Alessandrini, e che forse dopo 60 giorni dalla firma della convenzione con il professionista (non ancora avvenuta), avremo lo studio aggiornato. Tradotto: per il Piano regolatore portuale di Pescara se ne riparla in autunno, ma solo per spedire i documenti al Consiglio Superiore dei lavori pubblici, e per quella data probabilmente il porto di Pescara sarà completamente insabbiato, viste le secche estive, smentendo le chiacchiere del nostro Governatore che alla lentezza del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici ha aggiunto il suo passo-tartaruga e il passo-lumaca della giunta Alessandrini”. Chi vivrà vedrà. Certo che, con la vicenda porto, Pescara e l’Abruzzo non stanno facendo figure dignitose. Figure delle quali la politica possa andarne fiera. Possiamo affermare, senza ombra di suscitare reazioni scomposte di alcuno, che questa storia del porto di Pescara è l’esempio di come non bisognerebbe impantanarsi attorcigliandosi attorno ad un problema che merita, come tanti altri, capacità operativa e sinergia di azione fra tutte le componenti in gioco.
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