Caso Del Turco, Trifuoggi replica
Pescara – L’onda di piena che sta montando nel tentativo di sminuire le responsabilità dell’ex presidente della Regione Del Turco e l’intera inchiesta denominata Sanitopoli ha qualcosa di sospetto e di inquietante, perchè monta nell’imminenza degli atti conclusi della fase istruttoria. Le richieste di rinvio a giudizio e, quindi, il processo forse spaventano qualcuno e sicuramente sono una trigre che la politica vuole cavalcare per trarne profitti. Anche voci autorevoli si fanno sentire e c’è un armamentario di interventi e di dichiarazioni che non contribuiscono alla chiarezza, ma insinuano viceversa dubbi e perplessità nell’opinione pubblica. Invece, dice il capo della Procura di Pescara avvicinato questa mattina dalla giornalista Daniela Senepa, i processi si fanno in tribunale. C’è da dedurne che essi non si possono celebrare nelle segreterie politiche, sui giornali, sulle labbra di chi diffonde dichiarazioni di vario tenore. La politica, infatti, in questo caso come in altri, tenta di sollevare polveroni e di inquinare tutto a proprio favore. Cose ovvie, ma non in un paese come l’Italia.
Trifuoggi è di poche parole. Difende l’impianto accusatorio, corretto e a suo giudizio solido. E’ vero che ci sono rapporti di forze dell’ordine e di banche secondo i quali Del Turco e la sua giunta stavano riportando a posto i conti nella sanità , ma esistono anche altri documenti e un’inchiesta che partì, si ricordi, con una richiesta di arresto anche per Enzo Angelini, il padrone della sanità privata abruzzese. Sono tutti fatti noti e valutati, e ci sono accuse di tangenti per 6 milioni. Le tesi difensive sostengono fatti acquisti agli atti, ma non figurano nelle memorie: come mai? Dunque, ci sarà un processo e lì si scopriranno delle verità giudiziarie.
L’alto magistrato pescarese non lo dice, ma è fuori di dubbio che sul caso Del Turco si stanno aprendo pentole ribollenti e mobilitando fazioni, parti, interessi, voci, diatribe. Un caso che ha scosso l’Abruzzo come nessun altro. Forse era inavitabile che fosse così. L’Italia, si sa, non è un paese limpido, non è una solida democrazia, ma somiglia molto ad una nave di pirati all’arrembaggio in un Mare dei Sargassi nostrano rosso come quello vero. Spesso però di vergogna che in tanti provano: i pochi onesti che sopravvivono come specie protette. Mica tanto, in fondo, protette… (G.Col.) (Nella foto il Procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi)
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