Da quell’orecchio proprio non ci sentono
Si trascina stancamente, perché è trita e ritrita in misura un po’ disgustante, la polverosa storia dei tagli agli stipendi dei consiglieri regionali, presidenti, vicepresidenti, capigruppo, commissari, e chi più ne ha più ne metta. Hanno inventato tante di quelle cariche e sottocariche, che è difficile ricordarle tutte. E spesso si scannano indecorosamente per ottenerle. Leggendo le buste paga, si capisce il perché.
I tagli chiesti dal M5S sono corposi: praticamente, si tratta di dimezzare. Superfluo dire che dimezzare una grandezza cospicua dà come risultato una grandezza minore, ma sempre cospicua. Insomma, scendere da 11.000 euro mensili a 5.000 sarà duro, ma con 5.000 euro mensili si campa, suvvia. Sono molti di più rispetto ai 500 euro mensili con i quali vivono (si fa per dire) in perenne inopia centinaia di migliaia di pensionati italiani e abruzzesi. I quali, al contrario di alcuni politici, nella vita hanno lavorato prima di “godere” la pensione.
Da quell’orecchio all’Emiciclo proprio non ci sentono. Sono audiolesi, distratti, impegnati, “si danno” così manca il numero legale e se ne riparlerà . Ci credano i politici: non stanno facendo una bella figura. Non glielo mandiamo a dire: eccolo scritto bello chiaro. Scuse e pretesti sono finiti. Estraggano la forbice, invece dello smartphone da 900 euro. E dimostrino quel minimo, lillipuziano residuo di dignità senza il quale persino un consigliere regionale dovrebbe sentirsi a disagio. Dovrebbe.
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